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La Liturgia Ortodossa inizia con una dossologia trinitaria: “Sia benedetto il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen”. II Regno di Dio è una comunione d'amore tra le Persone della Santissima Trinità che si diffonde sui fedeli presenti alla Liturgia. Essendo il regno dell’amore, la Liturgia ha il senso di una comunione di quelli che vi partecipano, che cresce continuamente in ogni Santa Liturgia fino a quando giungerà perfetta nella vita eterna.
La Santa Liturgia fa vivere da oggi, attraverso un anticipo, i doni del regno celeste, secondo uno sforzo progressivo verso di essa nella vita sulla terra. II regno di Dio comincia qui sulla terra, tramite questo cammino liturgico della comunità e si compie pienamente nei cieli.
La comunione d'amore ha come premessa la pace, che è dono divino; per questo anche le prime tre domande della grande litania all 'inizio della Liturgia hanno come contenuto l'invocazione della pace nelle sue diverse valenze: la pace con Dio, la pace con il prossimo e la pace con te stesso.
Dopo l'annunzio della comunione di amore della Santissima Trinità, la Chiesa ci chiama a prepararci per essa, presentando il Regno di Dio come pace. Tramite questo ci mostra che la legge della normale vita umana verso la perfezione non è contrasto e lotta, ma pace.
Per pace si intende, prima di tutto, la nostra pace dalle passioni, che divide l'unità in noi stessi e tra noi. Solo così noi possiamo diventare partecipi del regno celeste, come regno della perfetta armonia in noi, dentro di noi e tra noi e Dio. A questa pace sono chiamati non solo quelli che ancora non sono battezzati, ma anche noi fedeli. Infatti in questa pace si può sempre crescere. I fedeli devono indirizzare le loro anime già all'inizio della Santa Liturgia in una condizione di pace. Solo così potranno raccogliersi, senza inquietudine, con il pensiero rivolto a Dio, e potranno pregare insieme.
L'armonia tra i fedeli in preghiera non sarà vera se non comprenderà tutti, o almeno la maggioranza. La Chiesa chiede che tutti si preparino nel suo seno e quindi nel contesto della Santa Liturgia, per questa armonia, che deve comprendere tutto il mondo e che rappresenta il fine della creazione.
1. All'inizio di ogni invocazione, come preghiera in dialogo tra il sacerdote e i fedeli, c’è una chiamata alla pace, come una condizione naturale del legame dell 'uomo con Dio: “In pace preghiamo il Signore “.
In questa esortazione non si afferma solo la necessità di una pace che fa che ogni fedele che non sia inquietato da qualcosa, ma anche lo sforzo di concentrarsi solo su Dio, Colui che dona la pace al mondo. II celebrante chiede ai fedeli presenti prima di tutto la pace con Dio, come un fondamento per acquistare la pace interiore e mantenere la pace con il prossimo.
La pace che noi invochiamo nella Liturgia è creatrice di comunione. Dalla prima invocazione fino alla fine della Liturgia, ogni litania è indirizzata al plurale, è una litania di tutti, insieme, per tutti, per ciascuno di quelli che si trovano in preghiera come anche per gli altri che non sono presenti. La preghiera crea armonia e comunione. Ciascuno si sente sostenuto da tutti coloro che sono in preghiera e davanti a Dio. La forma del plurale “noi” nella preghiera liturgica, che si rivolge a Dio come un “Tu “ comune per tutti, non è solo un semplice avvicinamento di persone umane, ma una loro unione in Cristo. Così dall’inizio della Santa Liturgia siamo esortati a costituirci in un solo “io“ molteplice della Liturgia, in un “io“ comunitario, come anche Dio è colui che è singolo Dio nella Trinità. Dio ci vuole uniti attraverso l'amore, in un’unità generosa, libera da ogni egoismo, nella quale l'amore di Dio per ciascuno è rafforzato da quello per gli altri. Lui vuole che noi avanziamo tutto il tempo della Liturgia in questa unità, sempre di più, fino ad un'unità culminante tra noi e Cristo, e in Lui, tra noi e gli altri, tramite la comunione insieme con lo stesso Cristo.
2. Nella seconda invocazione della grande litania la comunità prega: “Per la pace che viene dall'alto e per la salvezza delle nostre anime, preghiamo il Signore “.
Questa “pace dall'alto“ è proprio il regno di Dio, così come dice Nicola Cabasila, perchè “il regno di Dio non è cibo e bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom. XIV, 17).
“La pace che viene dall'alto “ significa la giustizia di Dio, cioè la nostra libertà da passioni, la giustizia di cui l'Apostolo Paolo dice che è “la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza “(Filip. IV, 7). Questa pace è un dono di Dio che noi chiediamo per acquistare la nostra pace interiore e anche la pace tra noi. La vera pace orizzontale non può essere divisa dalla pace interiore, che viene da Cristo insieme con la salvezza.
Importante è mettere in risalto il fatto che in queste prime due invocazioni si esprime un imperativo della tradizione patristica: dobbiamo prima di tutto sforzarci di acquistare la pace che è nelle nostre possibilità, e dopo possiamo chiedere a Dio la Sua pace. Ecco perchè il celebrante ci consiglia di chiedere la pace che dipende da noi, essendo esortati a pregare “in pace”, perchè successivamente si chieda la pace che ci dona Dio tramite la venuta del Consolatore. II dono di Dio corona i nostri sforzi.
3. Nella terza invocazione il sacerdote prega perchè il dono di Dio si diffonda in tutto il mondo. E poichè questo dipende anche meno dalle nostre possibilità, chiediamo a Dio questa pace tra tutti gli uomini di ogni terra: “Per la pace di tutto il mondo, per la prosperità delle sante chiese di Dio e per l'unione di tutti (nella fede) preghiamo il Signore”. Attraverso questo, dice Nicola Cabasila, si rivela che Dio al quale ci rivolgiamo per la pace di tutto il mondo è il nostro Creatore di tutti. I fedeli sanno che il loro Signore è il Signore comune di tutti, che ha detto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv.14, 27). La pace che Lui dona al mondo è la pace dell'umiltà, è la pace della serenità interiore, è la pace che si sacrifica, è la pace come dono che viene dall'alto. Per questo la comunità chiede che, per la discesa dello Spirito Santo il mondo intero riceva il grande dono della pace. Non a caso la colomba è diventata il simbolo per ambedue le realtà: la presenza dello Spirito Santo e la pace del mondo intero. La venuta del Consolatore è tanto ben simbolizzata nella Sacra Scrittura come la colomba che discende sopra il Salvatore durante il battesimo al Giordano oppure sui Santi Apostoli alla Pentecoste, e la stessa colomba è segno e simbolo della pace dai tempi antichi. E’ chiaro così che la pace è vista come dono dello Spirito Santo, come segno visibile della Sua presenza. Per questo dono la Chiesa prega che sia condiviso nel mondo intero.
In questa breve presentazione ho voluto mostrare che la pace, tanto come dono divino, quanto come sforzo dell'uomo è il tema centrale della Santa Liturgia ed essa è invocata fin dalle prime preghiere della Liturgia. L'Ortodossia vede uno stretto legame tra la pace del mondo intero e la pace interiore. Questo è anche l'imperativo dei nostri tempi. Queste due realtà si condizionano e si richiamano reciprocamente, e per questo tutta la nostra attenzione deve essere rivolta per la loro acquisizione.
Î.P.S. LAURENŢIU STREZA
Arhiepiscopul Sibiului şi Mitropolitul A |