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12 Septiembre 2011 16:00 | Residenz, Cuvilliés-Theater

I1 punto di vista di un umanista che si occupa di strategia - di Paolo Borzatta



Paolo Borzatta


The European House - Ambrosetti, Italia

Sintesi per punti dell'intervento

Desidero portare il mio contributo partendo dalla mia esperienza professionale oltre che dalla mia convinzione di non credente.

La strategia si occupa di progettare come raggiungere nel modo migliore gli obiettivi che una società (istituzione, azienda, città, paese, ecc.) si é data. Una visione più
ampia dice che la strategia si occupa anche del come darsi quali obiettivi. In questo mio ragionamento seguo quest'ultima visione.

La convivenza tra diversi credenti e non credenti (umanisti ovvero un tipo diverso di non credenti) può essere affrontata da due punti di vista completamente diversi (non necessariamente alternativi).

I1 primo è quello delle "regole di convivenza", ovvero come fare per vivere in pace insieme nel migliore modo possibile. In questo caso il razionale è che ognuno possa raggiungere i propri obiettivi senza disturbarsi. A questo approccio fa capo la
discussione sul velo e sui simboli religiosi.

I1 secondo punto di vista - quello che a me interessa oggi - è quello del cercare di darsi un obiettivo comune da raggiungere insieme portando ognuno, vari credenti e umanisti, il contributo della propria esperienza e delle proprie convinzioni.

Questo credo sia il punto di vista più fecondo perchè costruisce qualcosa che è voluto e riconosciuto importante da tutti.

Inoltre proprio la strategia ci dice che una società riesce a definire meglio anche i propri meccanismi di funzionamento (le regole di convivenza ne sono una parte) se è chiaro e accettato l'obiettivo che la società si è data.

Questa è una grande opportunità per le società occidentali (e non solo) oggi.
L'Occidente è in declino e nel confronto con l'Asia oggi e forse con l'Africa domani non riesce ad avere incisività proprio perchè quelle società hanno obiettivi chiari (costruirsi una vita migliore - più ricca e più felice) che permettono di superare i
particolarismi e gli egoismi.

L'Occidente però ha saputo trovare "coesione" quando progettava e avviava la società moderna. Ha saputo esprimere una performance altissima nell'ultima parte del secolo scorso quando ha voluto costruire una società libera e ricca.

Oggi questi obiettivi sono raggiunti e quindi all'interno delle società occidentali si litiga come comari sulle regole e sulle conseguenti ripartizioni del "bottino" (economico e di potere): dai Tea Party negli Stati Uniti ai vari gruppi ultraconservatori e populisti (e spesso razzisti) dell'Europa.

La conseguenza è un malessere diffuso di cui l'estrema allegoria sono stati i moti di Londra e dell'lInghilterra di un mese fa. Come ha detto Cameron: "c'è qualcosa di storto nella nostra società"!

L'opportunità per credenti e umanisti è quindi di mettere mano insieme a un progetto di sviluppo dell'Occidente e delle sue società per produrre un nuovo concetto di società che credo debba avere tra i suoi fini la felicità degli uomini e la loro massima realizzazione, spirituale in primis.

La libertà reciproca e le regole di pacifica convivenza non sono quindi il fine della società, ma le necessarie premesse per progettare prima e realizzare poi la prima società "avanzata" (come altro chiamarla?) del nostro mondo.

I valori dei credenti e degli umanisti sono uno straordinario patrimonio ideale e spirituale che possono veramente "fare la differenza" nella progettazione delle basi di una società avanzata.

D'altro canto non possiamo (noi occidentali) competere con società povere nell'intensità di energia da immettere nel sistema per creare semplicemente ricchezza: loro sono affamati e la vogliono, noi l'abbiamo già e ci basterebbe difenderla.

L'Occidente è invece affamato d'altro: di uno scopo per costruire qualcosa e non solo per vivere.

 



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