Rabbino Capo di Turchia
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Pregiatissimi Amici,
già all’inizio del mio discorso permettetemi di evidenziare di aver trovato opportuno che il rapporto degli “Ambiti della Coesistenza” sia stato individuato come argomento di lavoro per questo convegno e l’ho affrontato con ammirazione.
In realtà la maggior parte di noi auspica lo sviluppo consolidato di una cultura della “Coexistence/Coesistenza”, e seppure molti di noi si adoperano per questo, la maggior parte delle volte presumiamo sia inutile manifestare apertamente le previsioni relative al possibile avanzamento della “Coesistenza” su qualsiasi terreno e rendiamo noto il parere sulle disposizioni della sovrastruttura direttamente, come se al riguardo ci fosse una concordanza netta.
Anzi, è inconcepibile che sia svincolato dall’ambito in cui si trovi dato che è stato realizzato sulla resistenza e la durevolezza di una struttura di qualsivoglia tipo. In altre parole non è possibile che la sua stabilità per quanto accuratamente costruita accerti che la struttura si saldi alle condizioni ambientali su un terreno insufficiente.
Ebbene, voglio tentare di condividere con voi, in onore del radicamento della cultura della “Coexistence/Coesistenza”, di che tipo di ambiti si abbia bisogno e come vorrei vedere questi ambiti quando li osservo dal punto in cui io, vostro fratello, mi trovo.
Non c’è dubbio che queste mie opinioni essendo completamente frutto delle mie esperienze personali necessitino di un arricchimento e di un compiuto perfezionamento con la partecipazione vostra, dei miei insigni fratelli. Speriamo e preghiamo che Dio l’Altissimo onnipotente sia la nostra guida e il nostro aiuto a tale riguardo.
Miei insigni Amici,
A mio avviso la cultura della “Coexistence/Coesistenza” può trovare vita soltanto e semplicemente in un ambiente in cui ci siano desiderio e volontà comuni a questo ambito. Dopo averlo registrato come il più basilare, e non altrimenti, elemento della sostruzione e dopo aver sperato di mettere in sicurezza la presenza della comune volontà in questione, ritengo proficuo attirare la vostra attenzione sui seguenti temi:
Secondo me, uno – e forse il più importante – degli ambiti della “Coexistence/Coesistenza” che arriva filtrando dall’esperienza di vita degli esseri umani è il complesso dei valori di origine divina su cui si basano ancor più i nostri sistemi di fede e che potremmo definire come “Valori Morali Universali”. A mio modo di vedere, non è possibile risolvere in nessun altro modo, neppure con le leggi, tali carenze delle unioni sociali e delle collettività non assoggettati al sistema dei valori morali. Come ben sapete la norma “Legges sine Moribus Vannae/Le leggi che non si basano sulla morale sono nulle” si è andata costituendo in tempi molto più antichi dei giorni nostri.
In onore della formazione degli ambiti della cultura della “Coexistence/Coesistenza”, secondo me uno dei capitoli più importanti è la “Cessazione della diversificazione”. Mettere un divario fra “Io e quelli come me” e “Io e quelli che non sono come me” cioè “Gli Altri” ha la prerogativa di essere l’ostacolo principale nella possibile formazione della cultura della “Coesistenza” che sto cercando di esporre.
Il sillogismo “Noi Positivo – Loro Negativo” alla fin fine porta ad un inevitabile conflitto fra “Noi” e “Loro”. Invece, dato che siamo stati tutti prodotti dalla stessa sostanza, bisogna che assimiliamo al nostro interno che non debba esserci la prevalenza o la priorità di nessuno di noi su qualcun altro. E io dico: Non lo dimentichiamo!
Secondo me uno fra i più importanti obblighi fondamentali delle unioni sociali e delle collettività è la “Condotta collettiva” relativa a “Profitti comuni” e “Preoccupazioni comuni”. Penso che la formazione, lo sviluppo e la prosecuzione della cultura della “Coesistenza” siano direttamente collegati alla composizione di questa “Condotta collettiva” da me enunciata, nel trasfondere vita in quanto basata in qualche misura su principi di sincerità, abnegazione e volontarietà. Secondo me qui le parole chiave sono “Sincerità, Abnegazione e Volontarietà”. La cultura della “Coesistenza” potrà affondare le sue radici soltanto in un ambito simile.
Sono certo che tutti noi ci troviamo in sintonia di opinione riguardo all’inutilità di dichiarare in questa sede che la “Democrazia”, la “Globalizzazione”, la “Giustizia”, l’“Uguaglianza” e le “Libertà” in senso più ampio sono il terreno base per la formazione della cultura della “Coexistence/Coesistenza”. Fatto sta che non voglio sorvolare dall’accentuare soprattutto l’argomento “Libertà di Pensiero e di Credo religioso”.
Bisogna valutare non soltanto il poter pensare o credere liberamente per “Libertà di Pensiero e di Credo religioso” ma assicurare anche la possibilità nel senso più ampio di trasfondere liberamente nella vita quotidiana l’opinione e la fede del singolo e pertanto sventare l’eventualità di incorrere in qualsiasi discriminazione.
Non bisogna trascurare anche altri importanti temi che penso si debbano accentuare qui separatamente: la condivisione equa dei proventi e degli agi economici, le pari opportunità nell’istruzione, l’accesso della popolazione alle risorse sanitarie e terapeutiche, le insufficienze alimentari, nonché la lotta radicale alla fame, la lotta alla tossicodipendenza, il contrasto allo sfruttamento femminile e infantile, il terrorismo e soprattutto la prodigiosa lotta al terrorismo che rivendica di incardinarsi su motivazioni etniche e religiose.
Senza aver realizzato tutto questo o per lo meno senza aver alimentato buone speranze fra gli uomini sul futuro prima ancora di infondere una corretta fiducia sulla realizzazione futura di tutto ciò, non credo che sarà possibile parlare facilmente.
Esimi amici,
se fosse necessario riassumere in breve i miei concetti al fine di non superare il tempo che mi è stato concesso all’interno di questo intenso ordine del giorno, vorrei dire questo:
Gli ambiti formativi della cultura della “Coexistence/Coesistenza” si trovano in stretto contatto con le loro condizioni di progressivo sviluppo e con la scoperta di “Zone comuni” fra coloro che vivono sul nostro globo terrestre.
L’essere umano è una creatura, qualunque sia il suo sesso, la sua fede, la sua razza, il colore della sua pelle, la sua nazione e la regione geografica in cui vive. Le sue esigenze di base, anche se al primo sguardo possano apparire piuttosto dissimili, sono uguali o sono dello stesso tipo. Ancora più importante è che l’essere umano, qualunque sia il suo sesso, la sua fede, la sua razza, il colore della sua pelle, la sua nazione e la regione geografica in cui vive, è stato creato dalla stessa sostanza di base con qualità di essenza umana e nessuno ha il diritto di prevalere su qualcun altro, di denigrare, sminuire o discriminare l’Altro.
Voglio concludere il mio discorso con un versetto da “Salmi 133” del Re Davide:
“İne Ma Tov Uma Naim Shevet Ahim Gam Yahad”
“Ecco, gli amici seggono insieme e uniti, che bello, che gioia!”.
Vi ringrazio per avermi ascoltato.
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