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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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13 Settembre 2011 11:00 | Campo di Concentramento di Dachau

Cerimonia nel luogo memoriale del campo di concentramento di Dachau - Lina Zimmermanns


Lina Zimmermanns


Comunità di Sant’Egidio, Germania

Noi, giovani di diverse parti della Germania e dell’Europa, siamo venuti oggi qui a Dachau per fare memoria delle vittime della politica nazista di disprezzo dei diritti umani. Uomini, donne e bambini di religioni, popoli e culture diversi sono stati privati dei loro diritti, maltrattati e uccisi. Questo luogo memoriale ci ricorda che ogni crimine qui compiuto è stato un’aggressione all’umanità tutta intera e ad ogni singolo essere umano. Non vogliamo dimenticare e vogliamo lavorare perché questa ingiusta tragedia non si ripeta mai più, né qui né altrove.
Siamo nel cuore dell’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace delle religioni. Qui con noi sono presenti i rappresentanti di popoli diversi, vittime della follia razzista del nazismo. Di fronte a loro, gli uomini e le donne di fede manifestano la volontà di lavorare assieme per la convivenza pacifica, scritta nel profondo di ogni tradizione religiosa.
Noi, giovani europei, siamo stati risparmiati. La nostra generazione non ha dovuto sperimentare la guerra e la violenza della repressione. Ma sappiamo che queste sono ancora realtà terribili in molte parti del nostro mondo. Sappiamo che anche in Europa, fino a non molto tempo fa, hanno regnato dittature e guerre. Solo se sapremo impegnarci attivamente per la democrazia, la pace e i diritti umani potremo evitare il loro ripetersi. Questo compito non spetta solo a pochi politici o uomini di religione, ma a ognuno di noi. Noi siamo la generazione che vivrà nel futuro. Noi siamo la generazione che deve costruire questo futuro. Di fronte alla sofferenza del passato e del presente ci impegniamo a realizzare un domani in cui nessuno sia più maltrattato, discriminato o marginalizzato; un futuro in cui i deboli e gli svantaggiati siano considerati la parte più naturale e più preziosa della società; un futuro in cui i popoli e le religioni vivano insieme in pace. Nell’epoca di internet e di facebook non possiamo fare finta di non sapere, no, non è possibile chiudersi in se stessi e vivere una vita senza o contro gli altri. Siamo parte di una grande famiglia: in pochi secondi è possibile comunicare con migliaia di persone. La “primavera araba” ha mostrato la forza di tali contatti. No, non si può più misconoscere che gli uomini sono destinati a convivere a livello planetario. Ma nel tempo della comunicazione globale c’è bisogno della globalizzazione dell’amicizia, della  solidarietà, dell’amore. Solo così potremo costruire un mondo più  umano. Vogliamo conoscere le persone di altre religioni, culture, nazionalità, giovani e anziani, migranti e nati qui, deboli e forti, ricchi e poveri. Vogliamo provare a capire le loro idee, i loro sogni e i loro desideri, e comprendere il loro punto di vista. Scegliamo di spendere così la nostra vita: sognando insieme un vero convivere, che liberi gli uomini dall’oppressione e da ogni forma di solitudine. E’ un sogno, ma già da oggi lo possiamo vivere nelle nostre città e nei nostri paesi. Questa sera a Monaco, dalla Marienplatz, risuonerà con forza questo appello: è possibile vivere insieme in pace, Bound to Live Together!





Messaggio
di Papa  Benedetto XVI


Incontro di dialogo tra le religioni, Monaco di Baviera 2011


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