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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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13 Settembre 2011 17:00 | Centro di Monaco di Baviera

Meditazione sul vangelo di Marco 10,42-45 di Nikolaus Schneider

Nikolaus Schneider


Presidente del Consiglio delle Chiese Evangeliche di Germania

La grazia e la pace di Dio, nostro Padre, e del nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti noi. Amen

“Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Vorrei illustrare e far fruttificare per noi tre pensieri da questo testo evangelico.

Per prima cosa:
Ascoltiamo ancora una volta quale visione realistica del mondo abbia il figlio di Dio:
"Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così”.
Molto sobriamente Gesù constata cosa avviene ordinariamente nel nostro mondo:
oppressione e sfruttamento sono il destino normale delle persone normali. Il potere è usato per assicurare la propria posizione.
Posizioni di dominio sono di solito i posti dove non manca mai il cibo succulento. E la piccola cerchia delle elites si assicura vicendevolmente il mantenimento e l’estensione di tale posizione nella società. Era vero allora, e lo vediamo accadere ancora oggi molto spesso nel mondo.
Ma questa forma di potere, di oppressione e di sfruttamento degli uomini non caratterizza la comunità cristiana.
Gesù non propone una nuova morale e non ci provoca sensi di colpa.
Semplicemente rileva: tra di voi non è così.
Gesù cambia le persone attraverso la fiducia.
Gesù non esige qualcosa dai suoi, ma dice loro:
“Voi siete una comunità che è caratterizzata dall’amore e dall’affetto del Signore per voi e dal vostro amore e affetto gli uni per gli altri”.
Nella fede in questa parola di Gesù e in questa promessa è vero che è possibile un nuovo modo di agire dell’uomo e nuovi rapporti tra noi uomini.
Questa possibilità diventa realtà quando noi, sull’esempio di Gesù, ci lasciamo ispirare e guidare dallo Spirito di Dio.


Il secondo pensiero:
anche per il nostro pensare oggi e per il nostro credere oggi, la “Parola della Croce” è sempre di nuovo uno scandalo.
Quanto vorremmo a volte rimuovere la passione e la morte di Gesù dalla nostra teologia e pure le sofferenze quotidiane e la morte dalla nostra vita.
Tuttavia la passione e la morte  di  Gesù Cristo, la sofferenza e la morte degli uomini  di questo mondo appartengono inestricabilmente alla nostra fede.
La fede cristiana è e vuole essere molto di più che “wellness dell’anima” (benessere dell’anima).
Il Vangelo non ci promette infatti una insostenibile “leggerezza dell’essere” su questa terra.
Il Vangelo di Cristo è per questo Buona Novella, perchè ci assicura la presenza di Dio e la sua vicinanza anche nei giorni bui e quando facciamo esperienze di morte.
La via verso la gloria di Dio fu per Gesù un cammino di passione.
Questa via non rimuoveva né il dolore né la morte.
Gesù ha voluto assumere su di sé il dolore e la morte consapevolmente.
Fu lo stesso anche per i suoi discepoli di allora e vale anche per noi oggi:
non esiste la Pasqua senza il venerdi santo!
La via della Resurrezione passa attraverso la morte!

Il terzo pensiero:
La vita, la passione, la morte e la resurrezione del Figlio di Dio sono necessari al riscatto degli uomini!
Anche se lui è il Figlio di Dio, il re dei re, Gesù rinuncia alla sua condizione regale.
Gesù sa che Dio, suo padre, lo ha inviato e destinato per servire.
”Ha spogliato se stesso e ha preso la condizione di servo”, così professa l'inno ai Filippesi.
”Servizio” è la parola decisiva che caratterizza la vita e la via dolorosa di Gesù, e precisamente come servizio per il riscatto e la liberazione degli uomini.
“Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”, questo dice Gesù sulla sua vita e sulla sua passione in questo testo di Marco.
Gesù non vince il male con il male.
Gesù sconfigge il potere assoluto della violenza della morte con la sua morte sulla croce.
Attraverso la resurrezione di Gesù dai morti, Dio ci manifesta che la via del servizio e non quella del dominare sugli altri è la via di salvezza di Dio per il mondo e per gli uomini.
La via di Gesù, quella dell' amore e dell'audacia mite, della pace e della misericordia è la via della vita, anche per noi.
Questa strada conduce alla vita eterna!
Su questo cammino possiamo celebrare la vita nonostante e in mezzo alle esperienze di morte nel nostro piccolo grande mondo.
Infatti, Dio ci ha fatto comprendere una volta per tutte che la morte non è stata l’ultima parola sulla vita di Cristo e che la morte non sarà l’ultima parola neppure sulla nostra vita, se noi leghiamo la nostra vita al Risorto.

Gesù Cristo ci ha in qualche modo “riscattato” attraverso il suo servizio da tutti i nostri tentativi, destinati al fallimento, di riscattarci da soli, dalla rimozione della morte e dalla illusione dell' immortalità, dal nostro assillo dell'autoesaltazione e dalla affermazione di se senza riguardo alcuno.
Non dobbiamo dominare gli altri, opprimerli e sfruttarli per sentire che la nostra vita è “ricca” e “riuscita”.
Siamo riscattati e liberati dall' aspirazione egocentrica ai posti d onore, dal successo esteriore e dalle lotte per il riconoscimento e per l’autogiustificazione, che peraltro distruggono i rapporti con gli altri. Non dobbiamo cadere nella rassegnazione davanti agli insuccessi e ai fallimenti, di cui spesso siamo colpevoli, non dobbiamo  rimanere a guardare il dimenarsi di questo mondo senza far nulla.
Possiamo confrontarci ad occhi aperti con il buio della nostra vita e con le potenze di morte di questo mondo e non dobbiamo mai smettere di credere, di sperare e di amare!
Possiamo farci prossimi agli altri uomini pur con tutte le nostre imperfezioni. E possiamo investire le nostre forze limitate, la nostra fantasia, i doni particolari e i nostri talenti nel servizio al prossimo e alla vita comune.
Così sia tra di noi, nei rapporti con i nostri familiari e con i nostri amici, nelle nostre comunità e nelle chiese e anche nell'ecumene globale!
Proprio per questo il Figlio di Dio ha dato la sua vita e ci ha riscattato.
In questo, Dio ci benedica! Amen



Messaggio
di Papa  Benedetto XVI


Incontro di dialogo tra le religioni, Monaco di Baviera 2011


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