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Marcia per la Pace in Tutte le Terre Da dieci anni, la Comunità di Sant'Egidio, il 1 gennaio, celebra la Giornata Mondiale per la Pace, con iniziative, marce e incontri in ogni parte del mondo, unendosi così al messaggio per la pace che ogni anno viene proclamato dal papa. Oggi a Roma, un lungo corteo - a cui hanno preso parte migliaia di persone di ogni generazione e a cui hanno aderito oltre 60 sigle cattoliche - ha raggiunto piazza San Pietro, dove è stato accolto dal saluto affettuoso del papa. Sul messaggio del papa "Educare i giovani alla giustizia e alla pace" si è particolarmente soffermato il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco impagliazzo, di cui riportiamo l'intervento integralmente: "Cari amici, una nuova giornata della pace si apre all’inizio del nuovo anno. E’ un dono che tutti riceviamo, quello di poter cominciare l’anno nel nome della pace. La Comunità di Sant’Egidio è grata alla Chiesa di questo grande dono ed è contenta di riunirsi – per il decimo anno – per la marcia della pace il 1 gennaio. Quest’anno il messaggio del Papa si rivolge particolarmente ai giovani e a chi vive con loro. Benedetto XVI dice una cosa importante: “La pace non è soltanto un dono da ricevere, bensì un’opera da costruire”.
E’ su questo passaggio che vorrei soffermarmi, ricordando anche le parole di Giovanni Paolo II che ad Assisi, venticinque anni fa disse: “La pace è un cartiere aperto … essa attende i suoi artefici”.
La pace è una grande opera. E come tale ha bisogno di una cultura di pace che la sostenga e la sorregga. La cultura della pace è il fondamento di ogni costruzione di pace. Questa cultura della pace è fatta di incontro con l’altro, di conoscenza dell’altro, del superamento della cultura del nemico, è fatta di non violenza, e anche di preghiera al Dio della pace. In questo nostro mondo questa cultura deve ancora affermarsi. Eì’ stato seminato troppo disprezzo dell’altro, di chi è diverso da me, di chi è straniero, di chi è in difficoltà, di chi non è come me. E il disprezzo ha fatto crescere tante parole, atteggiamenti, gesti violenti e anche razzisti nelle nostre società. Siamo rimasti molto colpiti da ciò che è accaduto a Firenze un mese fa a danno di alcuni lavoratori senegalesi. La cultura del disprezzo può diventare omicida. Se guardiamo il mondo oltre i confini di casa nostra ci rendiamo conto di come la cultura del disprezzo sia ancora all’origine di tanta violenza. In fin dei conti è il disprezzo della vita ciò che provoca la diffusione della violenza e della guerra.
La cultura della pace è cultura della vita! Si, cari amici, noi amiamo la vita, tutta la vita e la vita di tutti, per questo lottiamo per la pace. E’ un lavoro paziente, da fare ogni giorno. Dovunque ci si trovi. Fai crescere la cultura della pace che è cultura della vita. Qui a Roma questo significa lavorare ogni giorno per realizzare una società del vivere insieme. Che cosa significa? Vivere insieme è costruire una casa comune dove ci sia posto per ogni persona, da qualunque cultura o Paese essa venga. Una casa comune fatta della ricchezza di tutti. Porta anche tu il tuo contributo a questa casa comune, dove si vive insieme nella pace. L’impegno per la pace è una responsabilità di tutti. Nessuno pensi di essere troppo piccolo o insignificante di fronte ad esso, perché la pace attende sempre, dovunque e a qualunque età i suoi artefici." |
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