Il Presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo commenta i dati forniti dall’Alto commissariato per i rifugiati e lancia un nuovo appello all’Italia e all’Europa sull’immigrazione: “L’esperienza di Mare Nostrum va ripristinata".
ROMA - “La perdita di vite umane non può mai essere considerata come un danno collaterale: anche dopo la fine dell’operazione Mare Nostrum i rifugiati che si trovano in pericolo attraversando il Mediterraneo non possono essere abbandonati al loro destino”.
Il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo rilancia la denuncia dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati che, di fronte al numero crescente di vittime del mare, ben 4.272 nel mondo dall’inizio dell’anno, di cui 3.419 nel Mediterraneo, alla vigilia del suo Forum annuale ha messo in guardia la comunità internazionale “dal rischio di distogliere l’attenzione nel salvare vite umane”. “I dati forniti dall’Acnur – sottolinea Impagliazzo - sono impressionanti. Non è accettabile che l’Europa resti insensibile di fronte ad una tragedia ormai quotidiana o che si accontenti di soluzioni che non rispondono pienamente all’esigenza di salvare persone alle quali oltretutto – come ricorda lo stesso Alto commissariato – viene riconosciuto, per oltre la metà, l’asilo politico”.
Di fronte a quella che continua ad essere un’emergenza umanitaria, non gestibile con provvedimenti ispirati dalla sola preoccupazione di difendere la sicurezza, il presidente della Comunità di Sant’Egidio rivolge un nuovo appello all’Italia e all’Europa perché con l’avvio di Triton e con le operazioni di Frontex “non venga smarrito il patrimonio acquisito dall’Italia con Mare Nostrum dopo la tragedia di Lampedusa”. E chiede “il ripristino di quell’esperienza che è servita a salvare tante vite umane”. “Il complesso fenomeno dell’immigrazione – ha aggiunto Impagliazzo – va affrontato guardando ai motivi che spingono le persone ad abbandonare il loro Paese – come sottolinea l’Alto Commissariato – e non con misure di mera deterrenza”. |