"Non vedevo il cielo azzurro, lo vedevo sempre a quadri. Ho fatto una gabbia per mostrare dove stavo": Roberto Mizzon racconta così gli anni trascorsi nell'istituto psichiatrico, che come una prigione isola dal mondo, distorce la realtà, e attraverso le sbarre di una finestra sempre chiusa anche il cielo è diverso. Il sogno di uscire, di essere liberi, che accomuna le opere di tre artisti, Annamaria Colapietro, Roberto Mizzon e Giovanni Fenu, per anni ricoverati in strutture manicomiali, trova voce nella mostra "Noi diamo [十] senso", inaugurata ieri al Chiostro del Bramante a Roma dopo il grande successo dell'esposizione lo scorso autunno all'interno dell'ex manicomio del Santa Maria della Pietà.
Attraverso le loro opere, i tre autori narrano una storia di liberazione e di riscatto che trova espressione nell'arte: "Ero ricoverato, ma l'arte mi ha dato tutto", ha detto all'inaugurazione Giovanni Fenu, che dopo un lungo periodo di ricovero, dalla fine degli anni 90 ha frequentato i Laboratori d'arte della Comunità di Sant'Egidio, dove ha intrecciato nuove relazioni e ritrovato la passione per la pittura.
L'incontro con l'altro e i legami di amicizia che ne nascono, rompono l'isolamento e la solitudine attorno alle persone con disabilità psichiche, fino a trovare piena espressione in noi diamo [十] senso: "che rappresenta una grande opera d'arte relazionale nella quale interagiscono tante persone diverse", come ha detto all'inaugurazione Alessandro Zuccari, curatore della mostra insieme a Simoneta Lux e César Meneghetti.
La mostra è visitabile tutti i giorni al Chiostro del Bramante fino al 19 luglio.
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