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7 Settembre 2015 | TIRANA, ALBANIA

Ignatij (Patriarcato di Mosca): non dimentichiamo la sofferenza dei cristiani in Siria e Iraq e utilizziamo le vie politiche per cambiare gli eventi

Il Metropolita è intervenuto nel corso dell'incontro internazionale per la pace #peaceispossible

 
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TIRANA - «Non possiamo passare oltre, con indifferenza, alla sofferenza dei cristiani, degli anziani, delle donne e dei bambini in Medio Oriente e in Africa settentrionale»: è quanto ha affermato il rappresentante del Patriarcato di Mosca, Ignatij, Metropolita di Vologda e Kirillov intervenendo a Tirana all’Incontro internazionale  «La Pace è sempre possibile», sul tema dell’unità dei cristiani all’interno di un mondo sempre più diviso.
 
«Nel cosiddetto Stato Islamico – ha continuato il Metropolita - sta avvenendo un vero e proprio genocidio di carattere religioso. Un cristiano su quattro è oggi vittima di discriminazione nel mondo. La società civilizzata, formatasi nelle tradizioni della cultura e della visione cristiane, soffre per tutto ciò? Mi sembra che in Europa e in America non si dia molta attenzione a questo tema».
 
Il rappresentante del Patriarcato di Mosca ha aggiunto che nell’Incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio bisogna «rivolgerci al Signore della pace con una preghiera per la fine dello spargimento di sangue» ma anche rappresentare «alla comunità internazionale la gravità della situazione, cercando di cambiare gli eventi, utilizzando per tale scopo tutte le possibilità, comprese le vie politiche».
 
Il Metropolita Ignatij, che per la prima volta visita l’Albania, ha sottolineato un fattore che avvicina «la storia del cristianesimo albanese con quella dell’Ortodossia russa», e cioé «l’epoca delle sofferenze per la fede, della profanazione delle reliquie, della negazione di qualsiasi forma di vita religiosa durante l’imperante ideologia comunista che voleva escludere Dio».
 
Ignatij ha aggiunto : «E se nella mia patria alla Chiesa ortodossa fu almeno permesso qualcosa di simile a una esistenza legale, in questo paese - è una costatazione storica indiscutibile - dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso si considerò che la religione fosse finita e che non avesse più posto nella costruzione del radioso futuro nazionale».
 
Per tale motivo, ha sottolineato il leader ortodosso, «Il fatto che oggi abbiamo la possibilità di riunirci in questa terra per testimoniare i valori della fede e l’importanza della possibilità di agire liberamente secondo le proprie convinzioni religiose è una evidente testimonianza delle parole evangeliche: “Le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16, 18)».