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1 Gennaio 2016

Com'è fragile e preziosa la vita della Chiesa e della comunità, suscitata per far conoscere il volto del Signore e la sua misericordia nel mondo.

L'omelia di don Marco Gnavi nella liturgia del Te Deum in Santa Maria in Trastevere

 
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L'omelia di don Marco Gnavi nella liturgia di ringraziamento per l'anno trascorso a Santa Maria in Trastevere

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Cari fratelli e care sorelle,

com'è fragile e come è preziosa la vita. Il Vangelo la può far splendere in tutta la sua bellezza; il male può umiliarla e ferirla. Ma a Betlemme, Dio ha mostrato la potenza del suo amore: nel luogo più umile, grazie alla maternità di Maria, ci ha donato il bambino Gesù, la luce delle genti, il principe della pace, il consigliere mirabile.

Com'è bella e come è fragile la vita del nostro carissimo fratello Ellard, ferito in un grave incidente stradale a Blantyre: insieme alla comunità in Malawi, chiediamo concordi a Dio che lo preservi e lo guarisca, in queste ore così delicate.

Com'è preziosa e fragile la vita dei poveri, fratelli e sorelle più deboli, nel grande popolo messianico che si è raccolto attorno alla tavola della Misericordia, in questa basilica luminosa e ai quattro angoli della terra, nelle carceri, negli istituti, nelle chiese, nelle strade, ovunque ci sia un figlio, una figlia della Comunità.

Com'è bella e com'è fragile la Chiesa, che Cinquanta anni fa era raccolta nel Concilio Vaticano II, pervasa da una grande simpatia per l'uomo, convinta che nulla le fosse estraneo dei suoi gemiti delle sue speranze, dei suoi dolori, e che a tutti potesse offrire la luce di Cristo. I sogni di unità del genere umano, di pace, l'affratellamento dei popoli e l'abbraccio fra i cristiani, l'incontro fra i credenti delle religioni, e, dopo l'orrore della Seconda guerra mondiale, la vittoria su ogni antisemitismo e un rapporto nuovo con il popolo ebraico, il pane della Parola per tutti...Illuminata dallo Spirito ha dissentito dai profeti di sventura e dallo spirito del tempo e, ha rigenerato se stessa in una visione audace e profetica della sua missione, senza orgoglio, ma con la forza e l'umiltà dell'amore. La sposa di Cristo, ha scelto, per bocca di Papa Giovanni, la medicina della Misericordia e non le armi del rigore, e ha rivendicato, per bocca di Paolo VI, il suo essere esperta di umanità

Ed oggi, al termine di un anno straordinario per le prove che il mondo sta attraversando e per i suoi cambiamenti epocali e cosmici, dalle ferite del creato, agli sconvolgimenti del terrorismo e dei conflitti, dalle popolazioni in fuga, dal volto dei rifugiati a quello degli europei.... al termine di un anno, noi che viviamo, noi che siamo amati e perdonati, noi ai quali incessantemente è stata predicata una parola carica di speranza...Noi che siamo stati aiutati a leggere i segni dei tempi, noi cantiamo il Te Deum. Non solo perché in questo passato recente è scritta la presenza e la protezione di Dio, ma perché tutto ci prepara al futuro. Maria infatti, continua a custodire il mistero tutte queste cose nel suo cuore e a meditarle, per offrircele, per offrirci il mistero della vita di Dio in mezzo a noi. Oggi, il nostro tempo aspetta la rivelazione del Vangelo di Betlemme, la forza di un sogno potente. Maria, con il Magnificat - il suo Te Deum - ci esorta a credere e a scegliere, perché in Dio tutto è possibile: che siano innalzati gli umili, che siano abbassati i superbi, che si compiano le promesse di Misericordia fatte ai nostri padri nella lunga storia del popolo di Dio e restituite al secolo passato e al presente dai padri conciliari. 

Inviando il Figlio, Dio ha detto basta all'impazzare del male e all'ignoranza della sua misericordia, e ha messo nelle nostre mani tutto il Vangelo di Betlemme, per ricreare il mondo. Perché allora non dovremmo fare come i pastori? Non solo smisero di temere, credettero agli angeli, ma trovarono un linguaggio nuovo: riferirono tutto ciò che del bambino era stato detto loro. Custodi e testimoni di una gioia che comunicheranno a tutto il popolo. Tornano glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito, come gli era stato detto. Tutti si stupivano delle cose dette da loro. Ora sono veri figli del Vangelo di Betlemme! 

Ascoltiamo la voce di un credente che ha fatto della missione la sua vita. Paolo, con voce forte si rivolge ai Galati, ma anche a noi, se avessimo dubitato o preferito altri "vangeli": "È che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio". 

Com'è fragile e com'è preziosa la vita della Chiesa e della comunità: il Signore l'ha suscitata per far conoscere il volto del Signore e la sua misericordia nel mondo. Amiamola, in lei abbiamo avuto la vita; sosteniamola, in lei abbiamo trovato il perdono, facciamola crescere, in lei  troveranno pace i popoli e i poveri. "Sotto la protezione della tua misericordia, ci rifugiamo, madre di Dio. Non disdegnare nella difficoltà le nostre suppliche, ma liberaci dai pericoli, tu la sola santa e benedetta. amen".


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