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1 Novembre 2017 | ROMA, ITALIA

La liturgia di tutti i Santi a Santa Maria in Trastevere, in memoria di coloro che sono morti per gravi malattie

Il testo dell'omelia di mons. Marco Gnavi

 
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Nel giorno della festa di tutti i Santi, la Comunità di Sant'Egidio celebra il ricordo di coloro che sono morti a causa di gravi malattie, a cui la Comunità è stata vicina in questi anni. I loro nomi sono stati ricordati nella liturgia eucaristica a Santa Maria in Trastevere dal parroco, mons. Marco Gnavi.

L'omelia di mons. Marco Gnavi

Le letture della liturgia

 

 

 

 

L'omelia di mons. Marco Gnavi

Care sorelle e cari fratelli,

oggi fissiamo lo sguardo insieme sul volto dei nostri amici, dei nostri parenti, dei fratelli e delle sorelle amati, che sono passati attraverso la grande tribolazione della malattia e che ora siedono in cielo nella pace. Alziamo insieme lo sguardo: questa Santa Messa unisce la terra al cielo! La sono raccolti in una moltitudine immensa di ogni popolo, nazione, lingua. Li possiamo riconoscere: un mosaico di volti, sguardi, che evocano in noi tanti ricordi. Sono presenti fra noi, in questa festa luminosa che ci avvicina a tutti i santi e ci fa partecipi della visione del Regno di Dio, nel quale i nostri cari defunti sono stati accolti. Hanno sofferto e sperato, combattuto, accompagnati dall’affetto e dalle cure delle loro famiglie e della famiglia che è la Comunità di Sant’Egidio. Ci sono vicini, e soprattutto sappiamo che Dio non li ha dimenticati e li fa vivere accanto a se. Oggi ci aiutano a pregare con le parole della Bibbia e con la loro fede, spesso provata dal fuoco della sofferenza. Sono passati attraverso la morte e hanno ricevuto la promessa della vita eterna, e dicono: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello”.

Ciascuno di loro è prezioso per Dio, che ha mandato il suo Figlio perché fossero salvati. Come è prezioso il nome di ciascuno di loro. Per questo li pronunceremo uno per uno illuminandoli con il fuoco del cero pasquale, con il fuoco della resurrezione. Abbiamo imparato ad accenderlo nei luoghi più oscuri delle nostra città, per strada, negli ospedali, nelle carceri. Quando preghiamo assieme nella Basilica di S. Maria in Trastevere, oppure insieme agli amici senza fissa dimora a       S. Callisto, o per strada, questo fuoco scalda il nostro cuore, scioglie ogni paura e ci dona  sentimenti nuovi, nuova speranza. Davvero la parola del Vangelo è viva. Ci dona la felicità dell’amore gratuito. Quanti fra di noi, anche tribolati, hanno scoperto che è possibile sempre dare generosamente agli altri qualcosa di noi, soccorrendo chi è più fragile.

L’amore gratuito di Dio e l’amore gratuito per il fratello ci aiuta a vivere le beatitudini proclamate da Gesù sul monte, mentre era circondato da una folla di amici e di discepoli.  Anche chi è nel pianto o chi è afflitto, raggiunto dalla mano amica di un fratello o di una sorella, ha scoperto di poter consolare a sua volta e donare a sua volta speranza, e restituire generosamente. La misericordia, invece della violenza e dell’abbandono, riprende possesso dei cuori e dei pensieri. La santità dell’amore invade la città, rafforza la vita debole, e spazza via la paura del contagio, il pregiudizio, accorcia ogni distanza. E essere santi, significa corrispondere all’amore di Dio, fidarsi di lui, riconoscerlo nei suoi fratelli più piccoli. I nostri cari, i nostri amici, oggi popolano questa nostra chiesa, riempiono questa nostra liturgia. Hanno fatto esperienza di questa misericordia e ci hanno provocato a gesti e vicinanza che forse non avremmo mai vissuto. Loro stessi oggi ci ricordano al loro e nostro maestro: il Signore Gesù, assiso sul trono, in cielo.

E poi, insieme, abbiamo bisogno della voce del Vangelo: la possiamo intendere tutti. Ci offre le sole parole capaci di trasformare la vita nostra, delle nostre città e del nostro tempo. Beati gli operatori di pace, beati gli affamati e assetati di giustizia, beati i miti, beati i puri di cuore. Non i forti, non i sani, non i prepotenti. E’ il mondo come lo vuole Dio, che per noi desidera il bene, che vuole placare le tempeste dei nostri cuori, che ci protegge dal male. Guardate questo popolo, guardiamo al popolo dei santi e dei discepoli di Gesù. Questa moltitudine è divenuta la nostra famiglia e noi non saremo vinti dalla paura. Con le parole del salmo, ci rivolgiamo a Dio, e gli chiediamo di fissare lo sguardo su di noi: “Ecco la generazione che ti cerca, che cerca il tuo volto, o Signore”.  Il volto del Signore, il più bello fra i figli dell’uomo, splende, davanti all’altare, splende fra i nostri cari, splende fra i santi. Che la nostra vita rifletta la sua luce e la sua bellezza. Amen

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