Centinaia di persone a Livorno hanno partecipato alla marcia della memoria della deportazione degli ebrei della città, avvenuta tra il 20 dicembre e il 20 gennaio del 1943. La manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e la Comubnità ebraica di Livorno ha attraversato le strade del centro, dove gli ebrei hanno vissuto e lavorato per secoli, facendo sosta alle due pietre di inciampo dedicate a Ivo Rabà, un ebreo livornese che abitava nella zona del mercato centrale, e a Elio Nissim Levi, un ebreo turco originario di Livorno, stabilitosi in città dopo un lungo peregrinare, seguito alle deportazioni della guerra greco-turca e all'incendio di Smirne, da cui la famiglia era fuggita.
Durante la manifestazione Patrizia Mondini, che allora era bambina, ha ricordato la retata durante la quale gli ebrei furono arrestati e ha donato alla Comunità di Sant'Egidio alcuni libri che, insieme ad una Bibbia e ad alcuni effetti personali, erano stati consegnati in una scatola da un deportato a suo nonno. “Durante la guerra il nonno seppellì la scatola nell'orto, ma poi la riprese perchè aspettava il ritorno di quell'uomo. Li abbiamo custoditi in famiglia per più 70 anni – ha detto Patrizia – ora tornano al loro posto; sono tracce di una persona che non abbiamo dimenticato, una memoria da riportare alla luce perchè dalla scatola del tempo prenda posto nel nostro cuore e lì possa agire per il bene”.
Nella cerimonia finale, davanti alla Sinagoga, il rabbino Yair Didi ha detto: “Dio non ha mai lasciato l'umanità negli abissi in cui è scesa, sempre ha donato la sua grazia per risalire e per rinascere. L'Europa che è rinata dalla Shoah, ha la responsabilità di questa grazia, che è ripudio della guerra, cultura della pace, accoglienza e convivenza fraterna”.
Al termine, l'accensione delle lampade della Chanukkiah in memoria delle vittime della Shoah.
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