Si è concluso sabato, nella Sala della Pace della sede della Comunità di Sant'Egidio, a Trastevere, un intenso convegno pastorale - dal titolo "Per una Chiesa in uscita. Cristiani e pastori per l'Africa" - che ha visto la partecipazione di una sessantina di vescovi provenienti da un gran numero di paesi africani.
Quasi un piccolo Sinodo, all'insegna dell'amicizia con Sant'Egidio, presente nel continente con decine di comunità e migliaia di membri. Nel corso dell'anno appena trascorso, come pure in passato, le realtà locali di Sant'Egidio hanno vissuto una collaborazione e un'amicizia profonde con tanti dei vescovi presenti al convegno. Con essi si sono vissuti i pranzi di Natale con i più poveri, le preghiere interreligiose per la pace.
L'incontro di Roma è stato un passo in avanti, tanto nella fraternità con al Comunità, quanto, soprattutto, nella comprensione di cosa voglia dire essere "Chiesa in uscita", pur in un continente in cui il cristianesimo è ancora in via di radicamento.
In Africa la Chiesa conosce una notevole crescita numerica: i cattolici africani sono circa 215 milioni, più o meno il 20% della popolazione. Sono andati aumentando più velocemente del trend demografico, così come sono aumentati i preti, i seminaristi, i religiosi. In questo scenario positivo si addensano però alcune sfide: quella delle sette e delle credenze superstiziose, ad esempio, ovvero quella delle guerre e della violenza, ovvero ancora di un materialismo diffuso, di un culto del denaro che finisce per rubare i cuori di tanti giovani.
Allora è stato chiaro che anche in Africa c'è bisogno di "uscire", come chiede papa Francesco. Se la Chiesa non uscisse dal proprio "compound", confidando nella struttura, o nel fatto che le parrocchie sono piene, si finirebbe per sotterrare un "talento" di compassione, di gratuità, di Parola, che costituisce un tesoro prezioso, irrinunciabile in un tempo difficile, in un mondo più arido e con meno sogni, in un contesto in cui sono andati perdendosi gli ideali della stagione delle indipendenze.
L'Africa, il continente del futuro del cristianesimo, deve essere protetto dai falsi pastori del denaro e della violenza. Vi devono trovare spazio, devono essere tesimoni di incontro e di dialogo dei veri pastori, che condividano la compassione del Signore per "folle stanche e sfinite", che incarnino la rivoluzione culturale della misericordia e della riconciliazione.
La presenza al convegno del cardinale di Bangui, mons. Nzapalainga, vescovo della diocesi nella quale si è aperta la prima porta santa dell'Anno della Misericordia appena concluso, ha ricordato a tutti come, incamminandosi verso il futuro e la globalizzazione, la Chiesa è chiamata a formare uomini e donne di pace, a umanizzare ambienti disumani, a alzare profeticamente la voce in favore dei più poveri.
Alcuni momenti del convegno dei vescovi a Sant'Egidio gennaio 2017
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