Mc 16, 1-7
La prima Pasqua del nuovo secolo ha aperto al mondo una via di amore straordinario. L'annuncio che "Cristo è risorto" e che "in Lui tutta la vita risorge" è il cuore della nostra fede. Questa Pasqua del 2001 - abbiamo detto - è l'occasione per un battesimo d'amore: è venuta l'ora in cui immergersi, come in un battesimo, dentro la corrente profonda della carità, una corrente scaturita dalla Passione del Signore, dalla sua morte in croce, segno di un amore che non pone limiti nemmeno alla propria sopravvivenza. L' abbiamo vista sgorgare dal "prodigioso duello tra la morte e la vita" - come recita la sequenza pasquale -, in cui il Signore ha trionfato ed è uscito vincitore. E' questa corrente d'amore che ci farà abbandonare le rive rassicuranti del quotidiano e di ciò che ci è abituale per portarci a seguire Gesù al largo, verso i nuovi orizzonti aperti dalla sua Resurrezione.
In questi giorni del tempo di Pasqua guardiamo a Gesù alla luce della sua Resurrezione perché ci permette di capirlo più a fondo. Lo vediamo come Lui stesso si mostrò quando raccolse la prima famiglia dei suoi discepoli e cominciò a guarire i malati e consolare le folle. E cioè come un servitore: così lo vediamo stare in mezzo alla sua gente, dalla Galilea fino a Gerusalemme, servo degli altri con la parola e la predicazione, al servizio dei malati, dei lebbrosi, degli indemoniati, dei feriti della vita. E' vero: lui sta in mezzo a noi come colui che serve! E' questa la realtà da cui ripartire dopo la Pasqua appena celebrata. Ripartire da Gesù servitore e amico dei poveri. Ripartire dal Vangelo perché diventi vita. Ripartire dal Suo nome che dona "speranza ogni umana esistenza".
L'annuncio di Resurrezione ci fa riscoprire, a partire dalla gioia e dallo stupore pasquale, il dono della pace e la certezza che il mondo non è più schiavo di eventi ineluttabili. "Questo nostro mondo può cambiare: la pace è possibile anche là dove da troppo tempo si combatte e si muore" - ha detto il nostro vescovo, il Papa, nel giorno di Pasqua. I cristiani dopo la Resurrezione preparano un mondo nuovo, dove la guerra non ci sarà più, dove gli odi saranno cancellati, dove la violenza non si affaccerà più come un ladro di notte, dove i poveri non saranno più umiliati, dove i bambini cresceranno in pace. E' l'espressione più vera della nostra fede.
Questa fede ci viene in aiuto anche oggi mentre veniamo informati che un atto di barbara violenza ha tolto la vita di un adolescente del movimento del Paese dell'arcobaleno di Città del Guatemala, Neemia di 16 anni, e contemporaneamente ha ferito un bambino, Luis di 12 anni, della nostra scuola popolare di quella città. Uno squadrone della morte, non meglio identificato, ha fatto fuoco, senza alcun motivo nella baraccopoli di Loma de Santa Faz uccidendo Neemia mentre mangiava un gelato e ferendo Luis che gli stava accanto. Neemia, un ragazzo pacifico e mite, si era impegnato, insieme agli altri ragazzi del paese dell'arcobaleno, fino a pochi giorni dalla Pasqua, per preparare scarpe da mandare ai terremotati del Salvador attraverso gli amici della Comunità. Studiava e lavorava come tanti altri ragazzi che in Guatemala cercano un futuro. E' una morte che suona come una scandalosa contraddizione in questo tempo illuminato dalla Resurrezione. La risposta non la cerchiamo in noi stessi, ma guardando a lui che è stato crocifisso. Questo ci spinge a vivere con maggiore intensità seguendo il Signore della pace che è risorto perché tutti risorgano con lui.
Nella tristezza - perché lasciarsi prendere da questa tristezza è giusto, anzi doveroso, perché troppo siamo presi dai nostri fastidi e poco dalla tristezza vera - per questa morte assurda non vogliamo abbandonare un grande sogno, quello delle montagne che potranno essere spostate, delle tombe che potranno essere aperte. Vogliamo attingere alla tomba ormai vuota del Signore quel vigore necessario per sconfiggere le forze del male e della morte. I discepoli non avranno più paura, perché non saranno abbandonati. E' il segreto più intimo e allo stesso tempo più forte della Pasqua: il Padre non abbandona mai il Figlio, nemmeno nella gola profonda della morte, nemmeno nella tomba. Tanto che da quella tomba nasce la vita. E' questo l'annuncio che ha varcato i secoli e che ora risuona sulla soglia di un nuovo millennio: Dio ha resuscitato Gesù dai morti e farà vivere anche noi con lui.
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