James Wuje e Mohammed Ashafa sono l’un pastore pentecostale e l’altro un imam. Vivono a Kaduna in Nigeria. Hanno in comune un presente che li unisce e un passato, messo da parte, che li ha divisi, come divide tante persone a latitudini diverse del pianeta. James porta nel braccio destro il segno di questo passato: gli fu in parte amputato dopo uno scontro contro gruppi musulmani che lui combatteva, in qualità di leader di milizie cristiane. Era il ’92. D’altra parte Ashafa guidava un gruppo radicale islamico. “Negli anni ’70 c’era la crisi economica e una grande povertà, nella quale tanti di noi hanno coltivato la paura degli sconosciuti. Ci sono modi diversi per affrontarla – spiega l’imam – Una strada è quella di distruggere gli sconosciuti. Altri non vogliono avere a che fare con quelli che considerano nemici e quindi fuggono”. Ashafa sceglie l’approccio più violento, “seguendo leader religiosi ignoranti e abusici. Pensavo che fosse l'Islam a darmi il diritto di eliminare il nemico”. Ma un giorno incontra un imam saggio che “mi ha mostrato come nel Corano sia spiegato che nell’Islam c’è posto per l’altro e la violenza l’ho messa da parte”. James e Mohammed raccontano la loro storia al meeting di Sant’Egidio sulla pace, in corso a Cipro. “Volevo convertire i musulmani al cristianesimo – riprende James – Fui assunto da un’associazione che mi mandò a predicare ai musulmani. Un imam mi contestò dicendomi che poteva parlare di Cristo ai musulmani, ma con amore, non con l’odio che mostravo. Per tre anni ho lavorato con lui, ma segretamente coltivavo l’idea di eliminarlo. Ma la lettura della Bibbia mi ha impedito di farlo”. Infine, quattordici anni fa, l’incontro decisivo. Un giornalista amico di entrambi, convinto che gli uomini di fede potessero essere utili alla pace, li invitò ad un incontro. Sapeva bene delle loro ferite: James mutilato a un braccio, Mohammed con due fratelli uccisi dalle milizie cristiane. L’incontro avvenne nella casa del Governatore. Fu quel loro amico a presentarli e poi a lasciarli soli a parlare. “Ci siamo disarmati così”, dice James che ora conduce con Mohammed l’Interfaith Mediation Centre di Kaduna. “Lavoriamo per la pace in Nigeria – concludono insieme - e in altre parti dell'Africa e andiamo nel mondo intero a raccontare la nostra storia, con il suo messaggio di pace possibile”. |