Il 27 settembre a Kiev, nella prestigiosa sala della Dom Učitelja, sede di eventi che hanno segnato la storia contemporanea dell’Ucraina, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato un convegno dal titolo “Non c’è futuro senza memoria. A settant’anni dalla strage di Babij Jar”. L’eccidio di Babij Jar è un evento tragico della vicenda dell’Ucraina durante l’occupazione nazista e costituisce uno dei fatti di maggior rilevanza e valenza simbolica della storia della Shoah.
Durante la Seconda guerra mondiale, il 29 e il 30 settembre del 1941, nella località di Babij Jar alla periferia di Kiev, le truppe d’occupazione naziste massacrarono oltre trentatremila civili ebrei, in gran parte donne, bambini e anziani. Nelle settimane e nei mesi seguenti nello stesso luogo furono uccise diverse altre decine di migliaia di persone, tra loro zingari, ucraini e russi.
Il convegno è stata realizzato in collaborazione con l’Unione delle organizzazioni religiose ebraiche d’Ucraina e ha ricevuto il patrocinio dal Ministero della cultura e del turismo d’Ucraina. Circa 400 sono stati i partecipanti alle due sessioni dei lavori: tra di essi i rappresentanti del corpo diplomatico, del mondo della politica e della cultura, delle associazioni della società civile, e soprattutto molti giovani.
L’attenta partecipazione di 250 studenti universitari e delle scuole superiori è stata un fatto particolarmente significativo; infatti, sebbene le giovani generazioni siano sempre più ignare delle vicende del genocidio ebraico durante la seconda guerra mondiale, gli studenti delle università e delle scuole della capitale ucraina si sono mostrati particolarmente recettivi nei confronti del lavoro di sensibilizzazione condotto da Sant’Egidio in preparazione di questo anniversario. L’impegno a favorire la conoscenza della storia dell’Olocausto fra i giovani costituisce un investimento fondamentale per contrastare le manifestazioni di razzismo e antisemitismo diffuse nella società.
Ai partecipanti sono arrivati due indirizzi di saluto, uno da parte del presidente del Parlamento ucraino Volodymyr Lytvyn e l’altro dal Gran rabbinato di Israele a firma del rabbino David Rosen, consigliere per gli affari religiosi del Gran rabbinato. Nella lettera del rabbino Rosen si legge: “Le iniziative della Comunità di Sant’Egidio per preservare la memoria degli ebrei e delle altre vittime della Shoa, così come il lavoro per contrastare la crescita dell’antisemtismo e delle altre forme di intolleranza, hanno trovato profonda riconoscenza nelle comunità ebraiche dell’Italia, di Israele e del mondo intero”.
Durante il convegno si sono alternati interventi di autorità istituzionali e religiose, storici, intellettuali e testimoni. La prima sessione è stata aperta da un minuto di silenzio per le vittime di Babij Jar e della Shoah, durante l’indirizzo di saluto di Il’ja Levitas, presidente del Consiglio ebraico e della Fondazione per la memoria di Babij Jar. Ha portato il suo saluto al convegno anche Pietro Giovanni Donnici, ambasciatore italiano in Ucraina. Sono seguite poi le relazioni del rabbino capo di Kiev e d’Ucraina Jakob Dov Blaich, di Adriano Roccucci della Comunità di Sant’Egidio, di Viktorija Lisnyča, viceministro della cultura e del turismo, dell’accademico Miroslav Popovič, direttore dell’Istituto di filosofia dell’Accademia delle scienze d’Ucraina, di Anatolij Podol’skij, direttore del Centro studi ucraino per la storia dell’Olocausto.
La seconda sessione è iniziata con la proiezione di un breve filmato sul convegno internazionale dei giovani dell’Europa centro-orientale ad Auschwitz promosso da Sant’Egidio nel settembre 2010 e con l’intervento di uno studente universitario degli Amici della Comunità di Sant’Egidio di Kiev che ha testimoniato il suo impegno nel contrasto alla diffusione tra i giovani della cultura del disprezzo, dell’antisemitismo e della xenofobia. Le relazioni di Dmitro Pavličko, celebre poeta ucraino, di Boris Zabarko, presidente dell’organizzazione panucraina degli ebrei ex prigionieri di lager e ghetti, di Kostantin Sigov, direttore del centro di ricerche umanistiche europee dell’Università “Kievo-Mogilanskaja-Akademija” e della storica Žanna Kovba hanno concluso la giornata.
Da questo importante convegno è emersa la convinzione che la fedeltà alla memoria di Babij Jar sia un appuntamento decisivo non solo per Kiev e per l’Ucraina, ma anche per ogni europeo, figlio di quella storia tragica e terribile. Di fronte alle non poche manifestazioni di una nuova, e allo stesso tempo antica, cultura del disprezzo, che si osservano in diversi paesi europei, la memoria di Babij Jar genera una forte speranza che i kieviani, e con loro tutti gli europei, non dimenticheranno e non taceranno di fronte alle manifestazioni di antisemitismo e di qualsiasi forma di discriminazione.
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