TESTIMONIANZA FAMIGLIA MAURI (Comunità di Sant’Egidio) – 31 MAGGIO 2012
Siamo Elisabetta e Riccardo, siamo sposati da tredici anni e abbiamo due figli, Elena di sei anni e Francesco Khoi di due e mezzo.
Da tanto viviamo il sogno di vivere e invecchiare insieme, di avere figli, di essere famiglia, ma pensando oggi al legame che ci unisce sentiamo che non è possibile separarlo da una grande gioia e da un senso di profonda fiducia nel Signore e nella sua bontà. È la fiducia che ci chiede Gesù nel brano che guida la nostra meditazione di oggi: l’invito a non preoccuparsi del futuro, di cosa mangeremo e berremo o indosseremo, forti della fiducia che la nostra vita è preziosa agli occhi del Padre e che Lui la custodisce anche nelle difficoltà
In questo tempo duro di crisi sembra difficile non preoccuparsi del futuro per noi e per i nostri figli: come li cresceremo, quale sicurezza potremo garantire loro? Sono domande che ci facciamo come tanti, spaventati dalla responsabilità e dall’incertezza sul futuro, e che spesso contrastano con il desiderio di formare una famiglia. Dal Vangelo proviene per noi, come cristiani e come famiglia, l’invito a non cedere all’affanno e alla preoccupazione, a non essere rassegnati o spaventati, ma a vivere la speranza che “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
È questa speranza a essere l’orientamento della nostra vita. Ha dato un nuovo senso al nostro amore, perché ci ha fatto capire che ci è stato donato gratuitamente. È l’amore con cui Dio ci ha amati per primo. Allora il futuro nostro e dei nostri figli non è più sotto la cappa della paura, perché sappiamo che è affidato alla bontà di Dio.
Siamo cresciuti, come tanti, con l’idea di raggiungere la maturità con la piena autosufficienza e la libertà da ogni obbedienza. “Solo allora – pensavamo – potremo davvero essere in grado di bastare a noi stessi, di decidere autonomamente, di costruire una famiglia che sia solo nostra”. Invece, nel cammino di fede, nell’essere parte della Chiesa, di una Comunità cristiana, nel nostro caso quella di Sant’Egidio, abbiamo scoperto una nuova dimensione che è quella di sentirsi figli. Essere figli è decisivo per un cristiano, ed è decisivo per sentirsi uomini: in un tempo di gente senza padri, che insegue l’indipendenza e si ritrova senza guida e senza appoggi, Gesù ci indica la strada di affidarsi ad un Padre che ci chiama a compiere la sua volontà, che ci guida e ci sostiene, e alla Chiesa nostra madre e maestra.
Abbiamo compreso che essere famiglia è vivere una “cultura dei legami umani”, come ha detto recentemente il cardinale Bagnasco, essere una riserva di umanità che insegna ad aiutare e consolare chi soffre, a stare accanto agli anziani della nostra famiglia, i nonni, ma anche agli anziani più fragili che abbiamo la gioia di aiutare. Nella loro debolezza ci mostrano che abbiamo sempre bisogno gli uni degli altri. Per questo vogliamo che i nostri figli vivano l’incontro con chi è anziano e non lo fuggano come spesso accade oggi, temendo di restare “contaminati” dalla loro debolezza.
Vogliamo testimoniare la bellezza di una vita che non conta solo per noi stessi, ma che trae la sua forza dal riconoscere di aver bisogno dell’incontro con gli altri, e in primo luogo con Gesù: è la bellezza di essere cristiani, come ci ripete papa Benedetto. È il tesoro della nostra vita che vogliamo trasmettere ai nostri figli. Elena e Francesco vengono entrambi da lontano, Elena perché è stata attesa, mentre Francesco Khoi viene dall’altra parte del mondo, dal Vietnam. Con lui costruiamo giorno per giorno la storia dell’incontro di due bisogni, che dovevano appoggiarsi l’un l’altro per essere felici. Con loro, con le loro storie così diverse, abbiamo trovato nuova gioia e nuova energia per dire grazie ogni giorno per la gratuità di questi due doni.
Grati al Signore per l’amore che ha donato alla nostra vita, sentiamo di avere un grande debito di amore da restituire ai nostri figli, ai tanti che cercano un orientamento per la loro vita, ai tanti che vivono nella solitudine, a chi è debole e povero. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). La famiglia per noi è spazio di gratuità, è scuola di gratuità, della gratuità dell’amore di Dio. Questa gratuità e questo amore sono il fondamento della speranza con cui guardiamo al futuro. |