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L'intervento del Rabbino Schweitzer |
Lunedì 5 novembre, nell’aula dell’Università Cattolica Pázmány Péter (Facoltà di Tecnologia informatica), su invito della Comunità di Sant’Egidio si sono raccolti in 200 per fare gli auguri al prof. József Schweiter, rabbino capo emerito d’Ungheria, per il suo novantesimo compleanno. Erano presenti i massimi esponenti della vita religiosa del Paese, nonché rappresentanti della diplomazia, della vita pubblica e culturale, amici ebrei e cristiani. I discorsi sono stati accompagnati dalla musica classica con un quartetto d’archi e dalla poesia di Babits, interpretata dall’attore András Bálint.
L’amicizia tra Comunità di Sant’Egidio ed il prof. Schweitzer è ventennale. Il rabbino capo ha partecipato anche alla preghiera per la pace a Roma, nel 1996. Péter Szőke, della Comunità di Sant’Egidio, ha introdotto la serata, rilevando la coincidenza con il 50simo anniversario dell’apertura del Concilio vaticano II, di cui la Comunità si sente figlia. La dichiarazione conciliare Nostra aetate ha portato ad una svolta nei rapporti con le altre religioni mondiali, ponendone il dialogo alla base. Ma il dialogo non è un’altra dottrina ma un’attitudine dei cristiani: incontro, interesse verso l’altro, simpatia, un modo di vivere. Il clima del dialogo è l’amicizia in cui può crescere e diventare aria fresca. József Schweitzer con i suoi 90 anni rappresenta non il passato ma il futuro, un punto di riferimento per tutti coloro che credono nel convivevere da fratelli tra diversi.
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Il saluto del Cardinal primate Péter Erdő |
Il Cardinal primate Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest nel suo discorso d’augurio ha ringraziato Dio per i nove decenni della vita del rabbino capo dicendo: “anni dolorosi e sereni sul volto della nostra patria, momenti dolorosi, terribili e gloriosi nella vita della vita degli ebrei ungheresi”. Ha espresso la gratitudine della comunità cristiana per l’impegno del rabbino importante sia per l’Ungheria, sia per la sua rilevanza internazionlae. Il cardinale ha ricordato il discorso del rabbino pronunciato in occasione della beatificazione di Sára Salkaházi, religiosa ungherese, uccisa per aver salvato numerose ebree durante la seconda guerra mondiale. Il cardinal Erdő ha sottolineato l’importanza della ricerca del dialogo in tempi di crisi e di tensione, tenendo presente che il dialogo ha bisogno delle persone autorevoli, persone come, appunto, il rabbino, stimato dai cristiani come un fratello maggiore.
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Il tavolo dei relatori |
Gusztáv Bölcskei, presidente-pastore del Concilio della Chiesa Calvinista ungherese ha iniziato il suo discorso con le parole del primo salmo, in ebraico e in ungherese: “Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi…, ma si compiace della legge del Signore…” Il rabbino Schweitzer per lui e per molti è l’uomo che si compiace della legge del Signore e con questa legge fa compiacere gli altri. Maestro per molti, saggio e pieno di senso d’umorismo. Una persona che non teme di pronunciare verità anche amare perché conosce le loro radici ed è consapevole che si possa vivere insieme anche con queste verità.
Péter Gáncs, presidente-vescovo della chiesa luterana ungherese ha ricordato che la loro chiesa è molto vicina alla sinagoga di Pest di cui ogni giorno ammira la straordinaria bellezza. Ha ricordato anche eventi storici che testimoniano: la vicinanza non è solo fisica. Durante il diluvio dell’anno 1838 la chiesa servì da rifugio per tanti ebrei, come anche durante la seconda querra mondiale.
Tamás Verő, discepolo e amico dell’anziano rabbino capo, ha reso grazie a Dio per poter essere amico, quasi familiare di una persona di grande saggezza. Ha sottolineato un suo insegnamento che non dimentica mai: per ogni occasione bisogna trovare un salmo adeguato.
Anche il rabbino József Shweitzer ha preso la parola per ringraziare e per dire che questa serata resterà indimenticabile per tanti motivi. Alla fine i bambini della Comunità di Sant’Egidio hanno cantato una canzone popolare ungherese per augurare ancora tanti anni felici al festeggiato. Poi i partecipanti, uno a uno, hanno regalato novanta rose gialle al rabbino.
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