«Voi siete un esempio di fantasia nella carità, ma soprattutto fate in modo che la gente, e in particolare i più poveri, non si sentano soli di fronte agli urti della vita». È stato con queste parole piene di affetto che il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha salutato i membri genovesi della Comunità di Sant’Egidio, presiedendo, sabato 8 febbraio, la messa per il quarantaseiesimo anniversario della Comunità. Nonostante il freddo e la pioggia battente, in tanti si sono radunati nella basilica dell’Annunziata, che ogni sera ospita la preghiera di Sant’Egidio. Molti i sacerdoti concelebranti e le autorità. Ma soprattutto la “grande famiglia” della Comunità di Sant’Egidio: gli anziani e i giovani, i disabili e gli stranieri, le famiglie, le persone senza dimora. Il Cardinale si è fermato a salutare tutti nelle navate: baciando i disabili, e sorridendo agli anziani. «La presenza di tanti è un abbraccio e un incoraggiamento per la Comunità di Sant’Egidio – ha spiegato– e mostra che la Chiesa è un popolo diversificato, ma unito nell’unico amore per Cristo». Poi, commentando il brano del Vangelo della domenica – il capitolo quinto di Matteo: «voi siete il sale della terra» – si è rivolto ai membri della Comunità: «anche voi – ha affermato – cercate di vivere queste parole, anno dopo anno, fedeli alla vostra vocazione nella Chiesa. Avete compreso che è necessario scendere nella pasta della storia, vicino alla vita della gente. Voi esercitate il ministero della vicinanza in tanti modi, ma vi è un denominatore comune, un presupposto indispensabile, senza cui nessun gesto di carità è efficace: fare in modo che la gente, innanzitutto i poveri, non si sentano soli di fronte agli urti della vita, dei propri limiti, delle inadeguatezze. Perché quando ci sentiamo soli viene meno la speranza, viene meno la fiducia in noi perché non sentiamo quella degli altri e, anche se si sopravvive, si inizia un po’ a morire».
Andrea Chiappori, della Comunità di Sant’Egidio di Genova, ha ricordato come la Comunità sia stata una vera “sorpresa dello Spirito” nel clima del Sessantotto e della Chiesa del post-Concilio. «La gioia del Vangelo – ha spiegato ricordando l’esortazione apostolica di papa Francesco – resta il riferimento della nostra Comunità e oggi siamo in tanti a fare festa, tutti attratti da quest’esperienza di fede e speranza che abbiamo vissuto. Come succede a casa, chi serve si confonde con chi è aiutato. Questo è ciò che avviene in questa assemblea, che è il frutto di un lavoro quotidiano di uscire da sé per stare con gli altri e lasciarsi sorprendere dalla bellezza dello stare insieme». |