Dal 21 al 26 settembre a Nairobi (Kenya) si svolge la tredicesima edizione della Conferenza Internazionale sull'AIDS in Africa (ICASA), sul tema dell'Accesso alle cure.
La Comunità di Sant'Egidio, che ha avviato la terapia antiretrovirale in Mozambico con il programma DREAM dal marzo 2002, contribuisce con una delegazione di medici della Comunità che presenta due comunicazioni orali sui risultati ottenuti finora dal programma di prevenzione e cura.
Le comunicazioni hanno riguardato:
- I risultati della terapia sui pazienti in trattamento nei centri del programma DREAM in Mozambico
Descrive i risultati del trattamento di oltre 800 malati a 18 mesi dall'inizio del trattamento con farmaci antiretrovirali, in Mozambico.
Si tratta di pazienti molto malati, la maggior parte in fase molto avanzata di malattia, con meno di 200 CD4 o con infezioni opportunistiche conclamate come la tubercolosi, o in stato di grave dimagrimento.
Nei soggetti che hanno ricevuto il trattamento ARV le condizioni cliniche sono enormemente migliorate con un raddoppio medio dei CD4,e i tre quarti di essi hanno carica virale undetectable, risultati assolutamente confortabili, se non addirittura migliori di quelli ottenuti dagli stessi pazienti occidentali.Se ancora lo scorso anno alla conferenza di Barcellona si discuteva del se e come la terapia sarebbe stata efficace in Africa, oggi questo problema è superato. Il vero nodo è adesso come ridurre ulteriormente il numero di quelli che arrivano troppo tardi a ricevere le cure e come gestire programmi come il nostro a livello paese.
- La prevenzione materno infantile (risultati della terapia antiretrovirale alle donne in gravidanza e ai bambini nati sani)
Presenta i dati relativi all'intervento su 360 madri di Matola, Mozambico.
Il nostro protocollo con antiretrovirali somministrati alle madri in gravidanza, ha ottenuto una percentuale di infezioni nei neonati da madre sieropositiva pari al 3,2% ad un mese dalla nascita. Si tratta di risultati, anche in questo caso, assolutamente paragonabili a quelli occidentali, ma ottenuti senza ricorrere al parto cesareo.
Inoltre, non è da trascurare il fatto che nessuna delle madri è morta di parto e i neonati godono di ottima salute.
Si ritiene importante utilizzare protocolli completi di trattamento come avviene in Occidente, e non protocolli minimalisti di mono o biteraoia come spesso si fa per l'Africa, che danno risultati assolutamente inferiori. |