Una drammatica testimonianza, quella di Vian Dakheel, membro del Parlamento irakeno della comunità yazida, durante l’assemblea di apertura del meeting internazionale di Preghiera per la Pace di Anversa.
Massacri, rapimenti, violenze su donne, bambini e anziani inermi di questa pacifica comunitá religiosa della Mesopotamia le cui origini risalgono al terzo millennio prima di Cristo. 3000 persone morte, uccise dai miliziani dell’Isis o sfinite per la fame e la sete durante la fuga sulle montagne del Sinjar. 5000 persone rapite, centinaia le ragazze violentate o vendute come schiave, come nella cittá di Mosul dove erano offerte al prezzo di 150$. Nel villaggio di Kojo, abitato da 2000 yazidi, gli abitanti sono stati costretti a scegliere tra la conversione all’islam e il massacro. Un antico santuario nel villaggio di Jdala dove i miliziani del califfato avevano portato gli anziani è stato fatto saltare in aria. Molti i bambini morti per la fatica il caldo intenso in questo esodo biblico che ha coinvolto piú di 120mila persone.
Alla fine del suo intervento Vian Dakheel ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale, chiedendo al Comitato per i Diritti dell’Uomo e al Consiglio di sicurezza dell’ONU di avviare un’inchiesta sul massacro che ha coinvolto gli Yazidi, di facilitare le procedure di asilo per i migranti Yazidi fuggiti nei paesi occidentali, di costituire una protezione di truppe di pace per fermare la violenza contro le minoranze nelle regioni in cui queste vivono, di fornire aiuti umanitari nelle zone del Sinjar e di Ninive e, infine, di fare di tutto per liberare più di 5000 donne e bambini Yazidi che sono stati rapiti dall’Isis e centinaia di ragazze che sono state violentate. |