Durante il volo di ritorno al termine della visita nell'isola di Lesbo, nel primo pomeriggio di sabato 16 aprile, la tradizionale conferenza stampa del Papa è stata introdotta dal direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il quale ha dapprima letto un comunicato riguardante il gesto di accoglienza del Pontefice, che ha accompagnato a Roma tre famiglie di rifugiati dalla Siria. Quindi si è svolto il colloquio tra Francesco e i giornalisti. Pubblichiamo una sintesi delle domande e la trascrizione delle risposte del Papa, che ha introdotto il dialogo con le seguenti parole: «Prima di tutto, voglio ringraziarvi per questa giornata di lavoro che è stato per me troppo forte, troppo forte... anche per voi, sicuramente».
Inés San Martin, del sito americano d'informazione cattolica «Crux», ha domandato in spagnolo se l'accordo tra l'Unione europea e la Túrchia sulla questione dei rifugiati in Grecia sia solo una mossa politica. Poi ha chiesto un commento sul breve incontro del mattino a Santa Marta tra Francesco e il candidato presidenziale degli Stati Uniti, Bernie Sanders.
No, prima di tutto non c'è alcuna speculazione politica, perché questi accordi tra la Turchia e la Grecia io non li conoscevo bene. Ho visto sui giornali, ma questa è una cosa puramente umana [si riferisce all'iniziativa di accogliere un gruppo di profughi]. È un fatto umanitario. E stata un'ispirazione di una settimana fa che propriamente è venuta a un mio collaboratore, e io ho accettato subito, subito, perché ho visto che era lo Spirito che parlava. Tutte le cose sono state fatte in regola: loro vengono con i documenti, i tre governi, lo Stato della Città del Vaticano, il Governo italiano e il Governo greco tutto, hanno ispezionato tutto, hanno visto tutto e hanno dato il visto. Sono accolti dal Vaticano: sarà il Vaticano, con la collaborazione della Comunità di Sant'Egidio, a cercare loro un posto di lavoro, se c'è, o il mantenimento... Sono ospiti del Vaticano, e si aggiungono alle due famiglie siriane che sono accolte già nelle due parrocchie vaticane. Secondo. Questa mattina, quando uscivo, c'era lì il senatore Sanders che era venuto al convegno della Fondazione Centesimus Annus. Lui sapeva che io uscivo a quell'ora e ha avuto la gentilezza di salutarmi. L'ho salutato, ho stretto la mano a lui, alla moglie e a un'altra coppia che era con lui, che alloggiavano a Santa Marta, perché tutti i membri, eccetto i due presidenti partecipanti che credo alloggiassero nelle loro ambasciate, tutti alloggiavano a Santa Marta. E quando io sono sceso, lui si è presentato, ha salutato, una stretta di mano e niente di più. È educazione, questa; si chiama educazione e non immischiarsi in politica. E se qualcuno pensa che dare un saluto sia immischiarsi in politica, gli raccomando di trovarsi uno psichiatra! (sorride)
Franca Giansoldati del «Messaggero» ha fatto notare come il Pontefice parli spesso di "accoglienza" e meno di "integrazione". Poi ha accennato ai quartieri-ghetto delle città europee, dove gli immigrati musulmani sono quelli che fanno più fatica a integrarsi. E ha domandato come mai Francesco avesse privilegiato tre famiglie interamente musulmane.
Non ho fatto la scelta fra cristiani e musulmani. Queste tre famiglie avevano le carte in regola, i documenti in regola e si poteva fare. C'erano, per esempio, due famiglie cristiane nella prima lista che non avevano le carte in regola. Non è un privilegio. Tutti e dodici sono figli di Dio. Il "privilegio" è essere figli di Dio: questo è vero. Sull'integrazione, è molto intelligente quello che lei dice. La ringrazio di averne parlato. Lei ha detto una parola che nella nostra cultura attuale sembra essere dimenticata, dopo la guerra... Oggi esistono i ghetti. E alcuni dei terroristi che hanno fatto atti terroristici - alcuni - sono figli e nipoti di persone nate nel Paese, in Europa. E cosa è successo? Non c'è stata una politica di integrazione e questo per me è fondamentale; a tal punto che lei vede che nella Esortazione postsinodale sulla famiglia - anche se questo è un altro problema - una delle tre dimensioni pastorali per le famiglie in difficoltà è l'integrazione nella vita della Chiesa. Oggi, l'Europa deve riprendere questa capacità, che sempre ha avuto, di integrare. Perché in Europa sono arrivati i nomadi, i Normanni e tante genti, e le ha integrate e ha arricchito la sua cultura. Credo che abbiamo bisogno di un insegnamento e di un'educazione all'integrazione (......)
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