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13 Gener 2013

Comunità di Sant'Egidio. Un corteo che ha toccato cattedrale, sinagoga e moschea

Il nuovo anno è iniziato nel segno della pace

 
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Una pioggia leggera per un primo dell'anno particolare, Pioggia leggera che non ferma e in fondo fa anche un po' di compagnia. Il primo gennaio 2013 è stato animato a Firenze anche dal corteo di «Pace in tutte le terre» che a 50 anni dell'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e in occasione del messaggio del Papa Benedetto XVI «Beati gli operatori di pace», ha raggiunto da piazza Duomo, la Moschea e la Sinagoga: «Un passo insieme da fratelli e amici», spiega la Comunità di Sant'Egidio, promotrice dell'iniziativa. Il segretario di Giovanni XXIII, il vescovo 97enne Loris Capovilla (1915) ha inviato un messaggio di saluto da Sotto il Monte: «A motivo della freddezza di molti - scrive Capovilla - è satura di insoddisfazione,  di paura, di tormento.

L'uomo paventa la sua  condizione di vittima o dì carnefice. Nell'un caso e nell'altro grida la sua sventura. Solo se l'inquietudine nasce da nostalgia di luce e di grazia, la redenzione è vicina. La verifica avviene allorquando si riconosce d'aver compiuto assai pochi passi al seguito del divino Samaritano, di colui che si inginocchia accanto ai suoi fratelli incappati nei ladroni». Cinquant'anni di Pacem in terris , continua Capovilla, è «celebrazione di fede. Chi crede vede, fa divampare la speranza, tende alla liberazione dal peccato, dalla tiepidezza, in particolare dagli egoismi». «Unito a voi faccio riecheggiare il grido del prete Primo Mazzolari: Pace, nostra passione, nostra ostinazione».

Tanti gli immigrati che hanno preso pane al corteo, in particolare gli amici della Scuola di Italiano della Comunità di Sant'Egidio. «Gli uni non sovrapposti agli altri, ma gli uni accanto agli altri», dice la presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli accogliendo le duecento e più persone che hanno raggiunto la sinagoga. E don Vittorio Ianari, della Comunità di Sant'Egidio, ha annunciato che il passo degli amici ritornerà a settembre, il 25, in memoria dei bombardamenti a Firenze. È anzi la memoria che si fa passo. Memoria degli altri, memoria del volto degli altri. Come è accaduto con le cene nelle stazioni e nelle emergenze freddo e con il pranzo di Natale della Comunità di Sant'Egidio, preparato in  collaborazione con l'Arcidiocesi, che ha visto insieme il 25 dicembre oltre 450 persone (tra immigrati, in  particolare, anziani, senza fissa dimora), ciascuna invitata  personalmente, nella Chiesa di Santo Stefano in Ponte Vecchio.

Nella chiesa e al pranzo presente l'arcivescovo il Cardinale Giuseppe Betori che ha salutato uno per uno gli ospiti della grande tavola, quelli che ha definito «la mia famiglia natalizia». Tra gli amici che hanno portato il loro saluto il Console degli Stati Uniti Sarah Craddock Morrison che ha poi aiutato, con altri 70 volontari, il servizio ai tavoli.

Le iniziative legate alle cene e ai pranzi di Natale sono state rese possibili grazie al sostegno di tanti soggetti istituzionali, economici, persone e commercianti che a diverso titolo hanno contribuito: l'Ente Cassa di Risparmio dì Firenze, la Banca d'Italia, la Fondazione ChiantiBanca, e con loro il Dlf, i noleggi Massimo, il corriere Tnt, l'agenzia Generali di via Danti, Dream Fruit, Gruppo alimentare in Toscana, Marzi Carne, Sibe distribuzione bevande, Acqua Panna, Saponerie Fissi e Unicoop (grazie a quest'ultime sono stati fatti i doni ai detenuti nel carcere di Sollicciano). E ancora: Compagnia del Viaggio, Manettì e Roberts, Martelli Proraso, Il Ceppo, i maglifici di Prato, Agliana e Lastra a Signa, i commercianti di Peretola e del suo mercato. Un particolare ringraziamento alle suore dell'Istituto di San Francesco di Sales, in via dell'Orto, che ha ospitato la preparazione dei pacchi dono.


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