40 mila tonnellate di alimenti. Difficile immaginarle; stoccate e pronte per l'invio, formerebbero una fila di 1740 tir. la quantità di cibo che in Italia, nel 2012, è stato recuperato dalla distruzione e destinato ai poveri. Ora tutto questo rischia di essere drasticamente diminuito.
2013: FINISCONO GLI AIUTI AUMENTARI EUROPEI
Il 2013 è l'anno conclusivo del Pead, il Programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti. Si trattava di fondi comunitari che erano gestiti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali tramite l'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura); questi fondi non ci sono più. Si trattava di 100 milioni di euro (la cifra è stata stanziata per il 2013, per l'ultima volta) che raggiungevano con l'aiuto alimentare 2,3 milioni di persone in situazione di povertà, di cui un milione e ottocentomila assistite quotidianamente. Appunto: 40mila tonnellate di alimenti, 1740 tir. Alcuni Stati membri dell'Unione europea (sono la Germania e altri Paesi del Nord), non sono più disponibili a finanziare l'acquisto di generi alimentari per scopi sociali.
CHE COSA SUCCEDERA
La risposta al problema ha due volti: uno istituzionale e uno che coinvolge le associazioni, prima fra tutte la Onlus del Banco alimentare nazionale, con sede a Milano, che si occupa della distribuzione di questi fondi. Cominciamo dal livello istituzionale. La Commissione europea si impegna comunque a garantire un nuovo sostegno agli indigenti tramite il Fead, con dotazione economica ridotta rispetto al passato (sono 35 milioni di euro per sette anni); ogni Stato membro della Unione europea sceglierà di utilizzare questi fondi contro una o più forme di deprivazione, senza necessariamente optare per l'aiuto alimentare. Fead versus Pead? È solo una questione di nomi? «Tutt'altro, è un vero problema - dice Clara Braidotti, responsabile della comunicazione per il Banco alimentare del Friuli Venezia Giulia - questo fondo, un terzo rispetto al precedente, di 35 milioni di euro, sarà gestito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali: potrebbero prendere altre vie rispetto all'aiuto alimentare, come potrebbe essere un fondo per il pagamento degli affitti». L'Italia ha il termine del 9 dicembre 'per comunicare alla Commissione europea la destinazione di questo fondo. C'è un altro fondo a livello nazionale: il Governo Monti aveva inserito nel Decreto Sviluppo l'istituzione di un fondo nazionale per gli aiuti alimentari ai bisognosi. «A tuttoggi - prosegue la Braidotti - questo fondo non è stato ancora finanziato, nonostante ci siano state interrogazioni parlamentari in Camera e Senato».
IL VOLONTARIATO
Il volontariato si muove con ritmi diversi rispetto alle istituzioni. La Fondazione Banco alimentare Onlus di Milano, cui fanno capo i 21 Banchi alimentari regionali, conosceva da tempo l'estinzione del Pead. Da tre anni i Banchi alimentari hanno studiato un percorso per recuperare quanto verrà a mancare all'aiuto alimentare con l'estinzione del Piano europeo. «Direi piuttosto due percorsi: il recupero attraverso la Colletta alimentare e il recupero dell'invenduto dalla filiera della distribuzione alimentare». Il Banco alimentare del Friuli Venezia Giulia, cui fa riferimento anche la distribuzione alimentare della provincia di Belluno e di tutto il Veneto orientale, ha già contattato cento supermercati in più rispetto al 2012 (e le iscrizioni non sono ancora terminate) in cui effettuare la Colletta alimentare il prossimo 30 novembre: questo consentirà la raccolta di 50 tonnellate in più di cibo rispetto al 2012. «Molti banchi alimentari hanno invece scelto di potenziare il recupero dalla filiera della grande distribuzione alimentare, attraverso il recupero del fresco invenduto: si tratta di pane, pasticceria, ortofrutta, che al termine della giornata resta invenduto e che viene raccolto, da parte del terminale della rete del Banco alimentare più vicina al punto vendita, in modo da non interrompere la catena del freddo. L'indomani viene subito distribuito, in particolare alle mense per i poveri: c'è un aspetto positivo, se si può dire così parlando di povertà, perché il fresco aumenta la qualità del paniere destinato ai poveri». Il programma per il recupero del fresco invenduto ha un nome impegnativo, quasi evangelico: Siticibo.
COORDINARSI PER AGIRE
Tutta la rete della distribuzione alimentare ha dato vita a un Gruppo di lavoro per chiedere adeguata copertura economica del fondo, facendo fronte comune e promuovendo un'azione coordinata verso le Istituzioni. È composta dalla Fondazione Banco alimentare, dalla Caritas italiana, dalla Comunità di sant'Egidio, dalla Croce rossa italiana, dal Banco alimentare di Roma, dalla Società nazionale «San Vincenzo de'Paoli», dalla Fondazione Banco delle opere di carità. Purtroppo, ha comunicato il presidente del Banco alimentare del Friuli, Paolo Olivo, in una circolare ai punti di distribuzione, se non si modificasse nulla dal 2014 «la nostra capacità di donazione di prodotti si ridurrebbe in maniera drastica, con la conseguente vostra indubbia difficoltà a soddisfare le numerosissime richieste dei poveri. Siamo consapevoli dell'impatto che avrebbe una prospettiva di questo tipo, soprattutto verso milioni di persone in gravi difficoltà che non potranno più contare neppure su un dignitoso sostegno alimentare. Riteniamo fondamentale concentrare tutte le forze, enti e strutture caritative insieme, per mostrare e ribadire, in ogni occasione possibile, il valore e la necessità del sostegno alimentare, primo passo del cammino di reinserimento sociale delle persone indigenti. Siamo convinti che la straordinaria Rete di solidarietà, che attraversa tutto il Paese e che in questi anni si è ulteriormente diffusa e strutturata, debba essere messa nelle condizioni di fornire aiuto concreto, a partire dal cibo».
G.B.