«Fratelli, il narcotraffico è un gravissimo peccato»: non solo uccide ma è legato a «doppia corda ad altre deviazioni e disordini che minacciano seriamente la dignità dell`uomo». Il traffico di droghe, inoltre, facilita la corruzione di alcune autorità: «senza queste complicità meschine, il narcotraffico non potrebbe prosperare tanto sfacciatamente e in un raggio d`azione così vasto». Sono trascorsi 21 anni da quando il cardinale Juan Jesus Posadas Ocampo pronunciò questo toccante grido d`allarme. Una voce profetica la sua. Nell`omelia - proferita pochi giorni prima di essere assassinato, il 24 maggio 1994 -, riecheggia il dramma del Messico attuale, straziato da una narcoguerra che ha ormai superato le 120mila vittime. L`arcivescovo di Guadalajara aveva intuito il pericolo e aveva incitato la società a ribellarsi, pacificamente, all`infiltrazione dei trafficanti nel cuore dello Stato.
Una scelta coraggiosa. Pagata con la vita: il cardinale Posadas è stato crivellato da una raffica esplosa nel corso di una sparatoria. Per le autorità non c`erano dubbi: si era trattato di uno scambio di persone o di una morte accidentale nel fuoco incrociato.
In realtà, i dubbi sono molti. Come dimostra il libro, «Los Chacales - Gli Sciacalli» di Jesus Becerra Pedrote, noto giurista, che ha seguito le complesse indagini, tuttora inconcluse. L`autore ne ha parlato ieri alla Basilica di San Bartolemeo all`Isola Tiberina di Roma con Riccardo Canelli, dell`Università di Bari, Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, Fernando Antonio Guzman, legale e il cardinale e arcivescovo di Guadalajara José Francisco Robles Ortega. L`iniziativa, organizzata dalla Comunità di Sant`Egidio, è stata l`occasione per far luce su un giallo che ha il sapore del crimine di Stato. (L.Cap.)