Un luogo in cui non "si fa la carità", ma si accoglie. In cui anche se sei povero, trovi sorrisi, volti amici, orecchie pronte all'ascolto, un caffè o un té e abiti scelti con cura. Perché anche se uno è povero e ha bisogno di dipendere da altri per vivere dignitosamente, non basta dare vestiti: occorre che siano puliti, che non siano rotti, se possibile anche della taglia giusta. E non si tratta di "viziare" qualcuno, ma di accogliere, appunto, la persona a 360 gradi e dare anche quell'affetto che spesso manca in vite ai margini, segnate dalla solitudine.
È con queste convinzioni che apre il nuovo centro di ascolto e distribuzione dei vestiti della Comunità di Sant'Egidio, nei locali della parrocchia di San Michele, in piazzetta Azzani, inaugurati ieri alla presenza del sindaco Massimo Depaoli, del vescovo Giovanni Giudici, di gran parte del mondo che si occupano di sociale. Ma anche tante famiglie, di tutti i colori: come quelle della scuola della pace al Vallone, uno dei primi progetti realizzati dalla Comunità di Sant'Egidio a Pavia.
«Ricordo quando è nata la Comunità in Italia 47 anni fa - ha detto Giudici - e la passione con cui pochi anni fa Giorgio (Musso, ndr) e altri universitari hanno portato a Pavia il carisma di Sant'Egidio. Vedere quanto è cresciuta la comunità, fa riflettere sulla necessità di mettere passione negli impegni che si prendono».
«Accoglienza e rispetto si mostrano nella scelta dei vestiti, nella cura degli ambienti, nell'ascolto, anche se spesso non riusciamo a rispondere, se non in minima parte, ai bisogni delle persone che ricorrono a noi - spiega Chiara Rapella, responsabile del centro di Sant'Egidio dal pulpito della cripta di San Michele -Ascoltiamo persone che subiscono sulla loro pelle le guerre e le tragedie che per noi sono solo notizie dei Tg: persone scappate dalla furia di Boko Haram, ragazze di Donestk . Siamo una finestra sui dolori del mondo, vogliamo restituire pace a chi è stato ferito dalla vita». «Ringraziamo chi ha permesso la costruzione di questo luogo di pace nella città- spiega Maria Benotti di Sant'Egidio - e chi ha fatto tanto prima di noi». Come Luigi Boffini, anima della Caritas di San Michele.
«La pace - ha spiegato il sindaco - non è un dato di fatto, va costruita. Gestire i conflitti senza negarli, fare comunità tra i gruppi diversi per cultura e religione che abitano Pavia: volersi bene in senso generico non porta a nulla. Lo stato nella sua laicità si relaziona con tutti e deve essere capace di cogliere il meglio da ogni religione e cultura: progetti come questo aiutano anche il lavoro di noi amministratori creando un clima di coesione. La convivenza presuppone la condivisione di regole del vivere civile e la responsabilità di non lasciare indietro gli ultimi».
Il centro è aperto un sabato sì e uno no, dal prossimo fine settimana, dalle 16. Si chiacchiera coi volontari nella saletta, prendendo un té. Nelle due stanze, una per gli uomini e una per le donne, ci sono scaffali e manichini. Viene consegnata una tesserina, si prende un numero e chi è arrivato ultimo un sabato, sarà il primo la volta successiva.
Anna Ghezzi
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