Corriere.it | 16 Gener 2018 |
Lamiabuonanotizia. Le mamme rom aiutano quelle d’Africa |
L’esperienza di alcune donne rumene della Comunità Sant’Egidio di Milano «Il nostro contributo al progetto Dream, per sostenere un villaggio del Malawi» Le testimonianze di Flora e Genesa, dopo l’incontro con i volontari |
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Per anni la Comunità di Sant’Egidio di Milano ha coinvolto i bambini rom nella vendita dei giocattoli usati mandando il ricavato nelle situazioni di bisogno in Africa. La novità di oggi è che le mamme dei bambini rom, dopo un cammino di integrazione, hanno accolto con entusiasmo l’idea di sostenere gratuitamente il progetto DREAM della Comunità di Sant’Egidio presente nel Malawi.
Sono quindici donne rom emigrate tra il 2001 e il 2006 dalla Romania. La maggior parte lavora, ha una casa, tutti i figli frequentano dal nido alle scuole superiori. Ognuna di loro ha una storia particolare e decennale di amicizia, di tante baracche e luoghi terribili, ma anche di grande crescita. L’immagine di queste donne rom rompe quella stereotipata alla quale siamo abituati.
Dietro l’immagine ci sono ad esempio le storie che ci raccontano con queste poche righe Flora e Genesa. Ecco la testimonianza di Flora: «In Romania soffrivo la fame, a Milano cercavo una vita normale e la possibilità di vivere giorno dopo giorno. Sono cristiana, quando ho visto che in città c’era il pane ho pensato che Dio cammina tra le persone. Non eravamo guardati bene e vivevo con la paura. Ho vissuto in campi abusivi. Di notte dormivo su un materasso, senza fontanella per l’acqua e topi che scorazzavano nelle baracche. In cinque mesi sono stata sgomberata quattordici volte. Eravamo come dei topi nascosti in condizioni bruttissime. Ho cinque figli: due femmine e tre maschi. Gli amici di Sant’Egidio ci hanno aiutato ad uscire dal buco, sognavamo di uscire alla luce. Grazie a loro tutti i figli frequentano la scuola, oggi lavoro in un centro anziani per malati di Alzheimer e abito una casa in affitto. Ho realizzato il mio sogno e anche quello del mio bambino più piccolo: desiderava una stanza con i suoi giochi, con un suo letto che non sarà più sgomberato, con il suo cuscino, con il suo profumo che non sarà mai cancellato. Mesi fa i volontari della Comunità di Sant’Egidio, di ritorno dal villaggio di Balaka,mi parlarono di queste donne e bambini africani bisognosi di aiuto. Noi siamo state aiutate e oggi siamo noi che vogliamo aiutare. Abbiamo visto che le nostre mani possono aiutare altre persone nel bisogno. Possiamo salvare altra gente, altri bambini. Per noi è stato anche un ricordare il nostro passato da brivido. Guardando altri nel bisogno oggi ci sentiamo pronti ad aiutarli».
Ed ecco la testimonianza di Genesa: «Per noi la Comunità di Sant’Egidio è una famiglia. In un breve filmato girato in Malawi abbiamo visto bambini malati di Aids. Nel villaggio dove vivevano non c’era acqua e per prenderla le mamme dovevano camminare per molti chilometri. Quando si viveva alla baraccopoli di via Rubattino, dove l’acqua non c’era, per raccoglierla in qualche fontanella prendevamo la bicicletta. Quelle donne africane non avevano la bicicletta e per un po’ d’acqua dovevano fare molto cammino. Non posso dimenticare quelle immagini. Noi donne rom possiamo aiutare i bambini di Balaka in Malawi. Quello che possiamo fare lo facciamo volentieri. Abbiamo fatto una raccolta di soldi per questi bambini perché vivono in bruttissime condizioni. Abitano in case senza porte, non hanno nulla. Anche noi anni fa abbiamo vissuto una vita difficile che, grazie al sostegno della Comunità di Sant’Egidio, abbiamo superato. Ma le donne in Africa non hanno niente, per questo siamo qui per aiutarle» .
Silvio MENGOTTO
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