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10 Febrer 2009

Cei: non venga meno la passione per la vita

Lozano Barragan: nessuna esistenza negoziabile, Dio perdoni chi l’ha portata a questo punto

 
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Dolore per la morte di Eluana, preghiera per la sua anima, ma anche un umanissimo sconcerto per le circostanze in cui è maturata la sua scomparsa. E soprattutto l’invito a riflettere sul valore della vita umana. Sono le prime reazioni dal Vaticano e dalla Cei alla notizia della morte della giovane. Tra i commenti giunti immediatamente, c’è una nota della Presidenza della Conferenza Episcopale italiana. «In questo momento di grandissimo dolore — si legge nel breve, ma significativo testo —  affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura. Siamo affranti in questa grave circostanza — affermano i vescovi italiani –, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo».
Questa speranza ci rende, continua la nota «una cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale». Anche il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi affida alle agenzie, pochi minuti dopo la tragica notizia, un suo commento: «Ora che Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile delle vie migliori per accompagnare nel dovuto rispetto del diritto alla vita, nell’amore e nella cura attenta le persone più deboli». Tuttavia afferma il portavoce vaticano, «la morte di Eluana non può non lasciarci un’ombra di tristezza per le circostanze in cui è avvenuta». Più espliciti il cardinale Josè Saraiva Martins («è stato un omicidio, provo un immenso dolore davanti alla violenza con cui è stata soppressa questa vita umana») e il ministro della Salute” della Santa Sede, cardinale Javier Lozano Barragan. «Che il Signore l’accolga e perdoni chi l’ha portata a questo punto» è il suo primo commento. Quindi il porporato nota: «Se l’intervento umano si fosse rivelato decisivo per la morte di Eluana, continuerei a ritenerlo un delitto». Il cardinale comunque invita a non fare polemiche: «In questo momento dobbiamo avere uno spirito di perdono e riconciliazione, non avviare polemiche, e continuare a promuovere il rispetto assoluto alla vita». Per Lozano Barragan, infatti, «Eluana è diventata un simbolo. Non soltanto in Italia, ma nel mondo. Ci ha fatto riflettere sul valore della vita, sul rispetto della malattia perché ogni esistenza non è negoziabile».
Secondo l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, Eluana Englaro «è tornata a Casa. Il suo dramma ha scosso l’opinione pubblica del nostro Paese, La sua vicenda è uscita dalla stretta sfera personale e familiare e ha assunto una dimensione pubblica nella discussione attorno al bene fondamentale: la vita, la sua essenza, il diritto a viverla, i tempi e le modalità del morire. Come credenti ‘ ha aggiunto - siamo convinti che la rita rimane un bene indisponibile, anche quando è improduttiva e si manifesta in forme estremamente fragili. Non stancarsi di ribadirlo significa non soltanto arginare la deriva dell’eutanasia, ma anche fare la propria parte perché i pazienti abbiano un’assistenza di qualità e i familiari non si sentano abbandonati nella loro sofferenza. Ma di questo si rifletterà nei prossimi giorni. Ora è invece - conclude Bressan - il tempo del silenzio, abitato, per chi crede, dalla preghiera, che si fa invocazione di pace vera per questa giovane donna ed il suo mistero di dolore».
«È con dolore» che la Comunità di Sant’Egidio ha appreso la morte della donna, che ritiene sia «una grave ferita alla coscienza e alla cultura della vita del Paese. Una morte preceduta da troppo clamore e da una assenza di pudore sul dolore personale e familiare di questa e tante storie di sofferenza. Il clamore non aiuta mai a scegliere la cosa giusta quando il confine tra la vita e la morte è avvolto dal mistero e da tante cose che non conosciamo». «La morte - conclude la Comunità - non può mai essere una conquista di civiltà»