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Corriere della Sera - Ed. Roma

17 Oktober 2012

Il ricordo della deportazione dal ghetto

La marcia silenziosa contro l'antisemitismo

 
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«L'antisemitismo non è ancora debellato e io voglio dire alla comunità ebraica: non vi lasceremo soli. Sosteniamo, come governo, le iniziative legislative all'esame del Parlamento contro il negazionismo». L'impegno solenne, di fronte alla Sinagoga Maggiore di Lungotevere Cenci e nella ricorrenza del 16 ottobre, viene da Mario Monti. 

È la prima volta di un presidente del Consiglio, qui alla ricorrenza dell'atrocità del 16 ottobre 1943, cioè la vile razzia degli ebrei romani nell'antico Ghetto. Cioè la prima volta di un Capo del governo nell'ormai consueta fiaccolata da Santa Maria in Trastevere al Portico d'Ottavia organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Comunità ebraica. E questa prima volta ha il volto di Mario Monti, applauditissimo sul palco alzato in largo 16 ottobre. Monti pronuncia parole destinate a restare, come il passaggio «sul genocidio dei Rom e dei Sinti dimenticato da tutti» e sull'«ostilità oggi diffusa verso i Rom», come frutto di una crisi economica che può avere come ricaduta «la chiusura, l'esclusione le spinte xenofobe». O quando si rivolge agli immigrati chiamandoli «italiani di adozione».

Monti promette che gli ebrei romani non saranno «lasciati soli nemmeno di fronte al negazionismo, al revisionismo, a ogni forma di minimizzazione della Shoah». Lo sguardo di Monti va inevitabilmente verso l'Europa: «Non ci possiamo permettere che mentre l'Unione europea avanza verso il sogno dell'integrazione, con un premio Nobel molto giustificato, per disattenzione  l'Europa piombi nella disintegrazione e nella disgregazione. I fenomeni vanno combattuti per tempo, altrimenti avremo un edificio magnifico, persino col pinnacolo della moneta unica, ma dalle fondamenta erose». E ancora: «Fare memoria significa anche assumersi delle esponsabilità. L'Italia è un grande Paese, ma a volte lo si dimentica. Oggi è una occasione per rilanciare un patto di convivenza e un patto di integrazione». Ancora: «Per questo ho voluto un ministro dell'Integrazione nel mio governo, nella persona di Andrea Riccardi. Ed è sempre per questo che ho voluto un ministro della Coesione, Fabrizio Barca.

Proprio in un momento in cui dobbiamo purtroppo affrontare sfide dure che non consentono dolcezza è importante che parole come integrazione e coesione siano rappresentate in questo Governo». Infine, la conclusione del presidente del Consiglio: «Facciamo nostre le parole di Primo Levi: "chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo"» Il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, racconta con visibilissima emozione che ormai è pronto e proceduralmente avviato in Parlamento «il disegno di legge che introduce, secondo le direttive europee, il reato di negazionismo e di apologia del genocidio», da anni chiesto dagli ebrei italiani, e annunciato l'impegno del governo, con un progetto di legge firmato dal ministro Riccardi col ministro di Giustizia Paola Severino, per combattere le forme di antisemitisimo, razzismo e negazionismo cioè reati che si registrano sulle reti informatiche nel Cyberspazio. Monti ha incontrato la Comunità ebraica in Sinagoga per un'ora e mezza, in modo riservato e senza giornalisti, parlando a lungo con i sopravvissuti della Shoah.

C'erano, oltre Pacifici, il Rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, il presidente dell'Unione delle comunità italiane, Renzo Gattegna. Per le strade, nella fiaccolata, i vertici della comunità di Sant'Egidio (per primo il presidente Marco Impagliazzo) con il vescovo ausiliario Matteo Zuppi. E poi il sindaco Gianni Alemanno accanto a Walter Veltroni, il presidente della provincia Nicola Zingaretti e migliaia di cittadini romani. Moltissimi i bambini e i ragazzi. 


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