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10 September 2014

L'appello: nessuna rassegnazione. Ci impegniamo a difendere i fratelli di religione diversa minacciati

Fedi in dialogo, Anversa sceglie l'audacia della pace

Con un pressante invito al dialogo «medicina dei conflitti» ieri si è concluso l`incontro che ha riunito in Belgio, su iniziativa della Comunità di Sant`Egidio leader religiosi da tutto il mondo. «L`eliminazione dell`altro in nome di Dio è sempre blasfemia»

 
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La pace si costruisce non solo sul rispetto e l`accettazione dell`altro, ma anche sulla comprensione di un mondo complesso, guai a semplificare. Andrea Riccardi sintetizza così uno dei grandi messaggi di questo incontro internazionale ad Anversa "La pace è il futuro" organizzato dalla sua Comunità di Sant`Egidio. Un evento solennemente concluso ieri con gli ultimi panel, e poi la preghiera in cinque luoghi di culto delle rispettive religioni, e infine la processione verso la splendida piazza centrale del Grote Markt per la proclamazione dell`Appello di pace, letto da un giovane tedesco e da una giovane belga, presente la regina del Belgio Mathilde.
Proprio questo incontro ha mostrato tale complessità consentendo di ascoltare, ha detto Riccardi, «molte voci di dolore da parte di siro-ortodossi, caldei, yazidi». «Di fronte al conflitto in Medio Oriente, in Nigeria, in Iraq- ha aggiunto il fondatore della Comunità di Sant`Egidio - alcuni sostengono che a quella che ritengono una guerra di religione bisogna rispondere con una guerra simmetrica di religione e di civiltà. Tutto, piuttosto, ci invita ad un atteggiamento intelligente. Il mondo globale non è adatto ai terribili semplificatori. Non è jihad contro crociata». Un invito rivolto anche ai media, che «hanno una responsabilità fondamentale perché rischiano di essere strumento importante nella battaglia che si sta combattendo», e non di rado indulgono a «battaglie culturali» come accadde con la guerra in Iraq del 2003.
In qualche modo l`incontro con 25 panel in due giorni è stato come un gigantesco brain storming, una riflessione collettiva a più voci, che ha concordato sul rifiuto dell`abuso delle religioni a fini di violenza e la loro associazione con la pace - dal gran muftì d`Egitto Shawki Ibrahim Addel-Karim Allam allo sciita iraniano Sayyed Mohammad Ali Abtahi, al rabbino argentino Abraham Skorka, al patriarca siro ortodosso di Antiochia Ignatius Aphrem II.
«Non c`è guerra santa - si legge nell`appello di pace - l`eliminazione dell`altro in nome di Dio è sempre blasfemia. L`eliminazione dell`altro usando il nome di Dio è solo orrore e terrore». Un appello pressante, che avverte che «il mondo rischia di perdere il senso di un destino comune proprio mentre è diventato globale».
Solo che «ora è tempo di decisione, non di rassegnazione». Ecco perché, è scritto nell`appello di pace, «ci assumiamo oggi la responsabilità della pace quando troppo pochi sognano la pace», e «ci impegniamo in un tempo difficile a difendere la vita dei fratelli di religione diversa dalla nostra che sono minacciati».
In filigrana è quella alleanza delle religioni per la pace e contro le violenze invocato dalla Comunità di Sant`Egidio e in qualche modo anche alla base dell`idea lanciata dal presidente israeliano Shimon Peres di un "Onu delle religioni". Una proposta, ha commentato Riccardi, che «mostra la centralità e la responsabilità delle religioni per un contatto fecondo, mai più da sole, ma sempre in contatto e insieme. Essere insieme è una nuova strategia delle religioni per un mondo complesso. Non si tratta di creare una nuova istituzione ma sottolineare la centralità delle religioni e la necessità e opportunità di un contatto permanente a livello globale e locale tra le religioni».
C`è anche un appello all`Europa, che, ha detto Riccardi, «quando si discute di religione e pace è provocata». Di qui una richiesta a Bruxelles: «Il dialogo - ha detto - va ravvivato e mi auguro che la prossima Commissione Europea discuta con i leader religiosi di queste tematiche».
Che portare la pace con il dialogo sia possibile, del resto, lo dimostra la stessa Comunità di Sant`Egidio, che ha patrocinato vari accordi di pace dal Mozambico nel 1992, a quello, da ultimo, per la provincia musulmana filippina di Mindanao.
Alla cerimonia di ieri ha parlato anche Al-Hajj Murad Ebrahim, presidente del Fronte di liberazione islamico El Moro dell`isola filippina. «Mentre le fiamme di tanti conflitti ardono ancora in tante parti del mondo - ha detto - dopo la lunga notte della guerra oggi è sorta una nuova alba di pace a Mindanao. La pace è possibile!».
Allo stesso modo Sant`Egidio ha promosso il patto repubblicano nella Repubblica Centraficana il quale, ha detto Lea Koyassoum Doumta che ad Anversa ha rappresentato quel Paese, «ci ha dimostrato che è possibile sedersi allo stesso tavolo e superare le diffidenze, e ritrovare il senso di appartenenza alla stessa famiglia nazionale anche con tutte le comunità religiose».
«Occorre - è il monito dell`appello - avere l`audacia di pensare la pace, perché o il futuro è la pace, o non c`è più futuro sia per chi vince, sia per chi perde».


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