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11 September 2014

Da Anversa l'appello di 350 leader di confessioni differenti

No alle guerre in nome della religione

 
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ANVERSA, 10. La colomba della pace volerà il prossimo anno nel Paese delle Aquile, a Tirana. L`annuncio è stato dato ad Anversa, al termine della preghiera per la pace, sigillo del grande convegno «La pace è il futuro», al quale hanno preso parte 350 leader religiosi riuniti su iniziativa della comunità di Sant`Egidio, in collaborazione con la diocesi della città belga. Tutti hanno firmato l`appello che rilancia il metodo e la prospettiva di un dialogo pieno di sostanza, mentre i conflitti inducono alle semplificazioni. «Le religioni dicono oggi con più forza di ieri: non c`è guerra santa; l`eliminazione dell`altro in nome di Dio è sempre blasfema. L`eliminazione dell`altro, usando il nome di Dio, è solo orrore e terrore. Accecati dall`odio, ci si allontana in questo modo dalla religione pura e si distrugge quella religione che si dice di difendere». Cristiani, musulmani, ebrei rispondono anche così alle parole che Papa Francesco aveva rivolto loro all`inizio del meeting di Anversa: «La guerra non è mai necessaria, né inevitabile. Si può sempre trovare un`alternativa: è la via del dialogo, dell`incontro e della sincera ricerca della verità».
Da visioni semplificate del mondo arabo sono nati interventi armati che hanno aggravato la sicurezza planetaria. Avere scelto la guerra come strumento, quali effetti ha prodotto? Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant`Egidio, ha osservato che «la guerra è tornata sul territorio europeo tra Russia e Ucraina e l`architettura del Medio oriente è saltata in due anni, mentre i profughi fuggono perseguitati dal nord Iraq. La Siria è in preda a una guerra dilaniante e inumana. Storie dolorose che nascono dalla riabilitazione dello strumento della guerra e dalla commistione tra religione e violenza».
L`iraniano Sayyed Mohammad Ali Abtahi, presidente dell`Istituto per il dialogo interreligioso, ha definito il radicalismo come alleanza tra tiranni e ignoranti. L`interpretazione fanatica delle religioni, ha rilevato il rabbino Abraham Skorka, è espressiva di un nuovo paganesimo, e per il vescovo ortodosso ucraino Nicolaj, ausiliario di Kiev, «il prete non deve cedere al delirio patriottico o nazionalistico».
In Nigeria, gruppi etnici hanno dato vita a iniziative comuni per fare rete e porre un argine ai signori della guerra che uccidono cristiani e musulmani. Lo ha ricordato il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, che ha auspicato il miglioramento del buon governo e la lotta alla corruzione come elementi decisivi per una via d`uscita alla polarizzazione del Paese africano.
Voci autorevoli dell`islam hanno usato parole nette per condannare la violenza. Per Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, gran multi dell`Egitto, «le religioni si devono alleare per resistere al terrore del Califfato. Il vero, puro islam vieta la violenza, condanna il terrorismo, la distruzione, i massacri».


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