Si è solennemente concluso il 9 settembre ad Anversa (Belgio) l'incontro che ha riunito - su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio - oltre 300 rappresentanti di religioni diverse di tutto il mondo, esponenti della cultura e della politica.
Motivi dominanti: la pace è il futuro, nessuna rassegnazione alla guerra, l'eliminazione dell'altro in nome di Dio è una bestemmia.
I dialoghi, le tavole rotonde, le testimonianze hanno riferito di luoghi attraversati da aggrovigliati conflitti. Hanno mostrato la complessità della situazione attuale consentendo di ascoltare, molte voci di dolore da parte di siro-ortodossi, caldei, yazidi.
«Di fronte al conflitto in Medio Oriente, in Nigeria, in Iraq - ha detto Andrea Riccardi fondatore di Sant'Egidio - alcuni sostengono che a quella che ritengono una guerra di religione bisogna rispondere con una guerra simmetrica, di religione e di civiltà. Tutto, piuttosto, ci invita ad un atteggiamento intelligente. Il mondo globale non è adatto ai terribili semplificatori. Non è jihad contro crociata».
Alla cerimonia conclusiva ha testimoniato Al-Hajj Murad Ebrahim, presidente del Fronte di liberazione islamico dell'isola filippina. «Mentre le fiamme di tanti conflitti ardono ancora in tante parti del mondo - ha detto - dopo la lunga notte della guerra oggi è sorta una nuova alba di pace a Mindanao. La pace è possibile!».
Allo stesso modo il patto repubblicano nella Repubblica Centraficana ha detto Lea Koyassoum Doumta che ad Anversa ha rappresentato quel Paese, «ci ha dimostrato che è possibile sedersi allo stesso tavolo e superare le diffidenze, e ritrovare il senso di appartenenza alla stessa famiglia nazionale».
L'appello da tutti sottoscritto conclude: «Occorre avere l'audacia di pensare la pace, perché o il futuro è la pace, o non c'è più futuro sia per chi vince, sia per chi perde».
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