Il Papa in Africa. Cure gratuite, prevenzione e terapia, uso massiccio degli antiretrovirali superando l’ostacolo dei brevetti: retroscena della grande battaglia di Benedetto XVI.
«Macché tabù. Sulla lotta all’aids in Africa il Papa ha lanciato una grande battaglia sociale e culturale, molto più avanzata di tanti che non sanno fare altro che mitizzare il ricorso al preservativo». Non usa mezzi termini il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, nella rovente polemica suscitata dalle parole di Benedetto XVI in Camerun: «L’aids non si può superare con la distribuzione dei preservativi che al contrario aumentano il problema».
Lontano dai riflettori, nella nunziatura di Yaoundé, capitale del Camerun, Papa Ratzinger ha incontrato una delegazione della Comunità di Sant’Egidio guidata dal responsabile dell’Africa, Mario Giro. L’obiettivo è definire un piano mondiale di azione della Chiesa per combattere con efficacia la pandemia dell’aids.
Il modello che Benedetto XVI intende promuovere, con l’aiuto della segreteria di Stato e del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari, è in buona parte ricalcato sul programma Dream (Drug resource enhancement against aids and malnutrition) lanciato nel febbraio 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio in Mozambico e ora attivo in 10 paesi africani, inclusi Camerun e Angola (65 mila pazienti in cura, dei quali 35 mila sotto i 15 anni; 37 mila pazienti in terapia antiretrovirale).
Queste le linee principali del piano di azione contro hiv-aids che la Santa sede intende promuovere in Africa e nel sud del mondo: anzitutto garantire cure gratuite per tutti; quindi riorganizzare i sistemi sanitari facendo leva sull’educazione; armonizzare i programmi di prevenzione e di terapia, in particolare per combattere la trasmissione verticale del virus (da madre a figlio); introdurre su larga scala la terapia antiretrovirale (highly active anti-retroviral therapy), superando i vincoli della legislazione internazionale sui brevetti; accompagnare i programmi di cura con adeguate iniziative di supporto nutrizionale; sviluppare centri di eccellenza per la prevenzione e la cura gestiti dagli stessi africani; sollecitare finanziamenti da parte di istituzioni internazionali e sponsor privati.
Non mancano suore e missionari cattolici che in Africa distribuiscono preservativi ai giovani e alle donne per arginare la diffusione del virus, nonostante le indicazioni del Papa. Ma Benedetto XVI chiede alla Chiesa e alle istituzioni locali di fare un salto di qualità nella lotta all’aids, anche dal punto di vista culturale.
«L’aids si presenta in Africa associato alla povertà, alla malnutrizione, alla tubercolosi, alla malaria, allo scarso livello d’educazione sanitaria. Enucleare l’infezione da hiv da questo contesto non è possibile. Distribuire condom è un alibi che, vista la condizione della donna in Africa, si dimostra oltretutto poco efficace» sostiene Riccardi.
Benedetto XVI ha colto l’opportunità del viaggio in Camerun e Angola anche per anticipare alcuni dei temi contenuti nella sua prossima enciclica, Caritas in veritate. Oltre 100 pagine, comprese le note, per una tiratura iniziale di almeno 1 milione di copie. Sarà un’enciclica dedicata ad aggiornare il magistero sociale della Chiesa, con riferimento alla globalizzazione e alla crisi economica.
Il testo, già pronto un anno fa, è stato riscritto e integrato alla luce dei drammatici effetti della crisi economica mondiale. La versione finale è stata inviata a metà dicembre alle congregazioni vaticane competenti affinché presentassero commenti e osservazioni. Il Papa ha tenuto conto di tali indicazioni e nelle scorse settimane ha licenziato il testo definitivo che ora è in mano ai traduttori (cinesi compresi). Se non ci saranno nuovi ostacoli la pubblicazione potrebbe portare la data del 15 maggio (anniversario della Rerum novarum di Leone XIII) o quella del 29 giugno (chiusura dell’Anno paolino, per il bimillenario della nascita di San Paolo).
Governare la globalizzazione secondo una prospettiva di solidarietà internazionale, favorire un’economia capace di creare valore e ricchezza reale, orientare gli obiettivi della finanza globale sul medio e lungo termine e non sul breve periodo, combattere l’attuale deficit etico che è alla radice della crisi mondiale, animare i sistemi economici mondiali secondo valori morali di giustizia, equa distribuzione delle ricchezze e rispetto della persona: questi i temi principali che saranno contenuti nell’enciclica.
E dal Camerun il Papa lancia un nuovo allarme: l’Africa non sia esclusa dalla ricerca di soluzioni al sistema finanziario internazionale perché la crisi la sta mettendo in ginocchio dal punto vista alimentare ed energetico. Se ne discuterà a Roma dal 4 al 25 ottobre, nel corso dell’assemblea speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi voluta dal Papa.