Ho visto Giuseppe sulle foto, l'ho incontrato tra le lacrime degli occhi di mamma, papà, Veronica e dei suoi amici di scuola e paesani. Ho letto di lui e ho letto lui. Ho sentito parlare di lui. Giuseppe bello, Giuseppe intelligente e vivace, Giuseppe... un amore e di più. Giuseppe è un adolescente di Calabria che, nel giugno 2012, è stato promosso all'esame di terza media e si prepara alla Scuola Superiore. Giuseppe va al Camposcuola della Parrocchia. Si diverte e vive da amico l'esperienza.
©Rogate ergo
Torna a casa e una malattia in pochi giorni se lo porta via. Vorrei dedicare questa pagina della pace a questo figlio speciale e dolce, lasciandolo parlare da una di quelle pagine che a 14 anni si scrivono con coscienza o incoscienza adolescenziale. Ma è molto bello ascoltare, in un mondo come il nostro che consuma tragicità sotto gli occhi dei ragazzi, il grido semplice quasi scontato (ma non lo è!) di un... ragazzino di terza media che dal cielo sussurra così. Il 13 marzo 2012, a scuola, su un foglio bianco, l'alunno Giuseppe Giampà, di fronte alla provocazione "Disegna o descrivi la pace che superi le diffidenze e le discriminazioni per costruire un futuro di pace", scrive: Discriminazione, un problema che, ai nostri giorni, non trova soluzione.
Parlare con amore, affetto, solidarietà, accettazione delle diversità fanno parte dell'umanità, però poi non si riflettono sul comportamento, nel modo di fare e di stare con gli altri nella quotidianità. Che fine ha fatto la nostra umanità?... A vedere... mi sa che si è trasformata in avidità. Quando pensiamo a questi episodi, pensiamo sempre a un luogo lontano. Invece, se ci giriamo intorno, ce li troviamo a portata di mano. Perché escludere, emarginare, quando potremmo vivere in un mondo dove si potrebbe amare? Dove non ci sono più differenze tra bianco e nero e dove protagonista diventa l'amore vero. Come sarebbe bello andare per strada, guardarsi in giro e sperare di non incontrare gente che ti 'etichetta': chi è pachistano, rumeno, marocchino o italiano. Siamo nel 21° secolo e non accettiamo la diversità, eppure, non siamo esseri umani che vivono qui e là? Non dovremmo odiarci, ma pensare soprattutto per i giovani e al domani.
E poi è bello vivere in un mondo interculturalee pieno di uomini sani. Dove si può conoscere una nuova cultura e un nuovo modo di parlare, dove potersi controllare, senza ripudiare, ma esprimendo la propria opinione e ascoltare. Perché il mondo non è solo nostro, ma di tutti, dove non si escludono né belli, né brutti. Questo è il mondo che ci piace... per costruire un futuro di Pace. Giuseppe profondo, Giuseppe poeta, Giuseppe, dal cielo, ci invita a una pace che sa di concretezza semplice e pura come i suoi occhi di bambino che diventa giovane.
La Pace non è solo il problema dei potenti della terra, ma è il desiderio e il progetto dei ragazzi che si aprono alla storia. Giuseppe ha capito che non bastava un disegno o delle parole. Ma ha fatto un... disegno di parole che ci insegnano a rinnovare la vita facendo la pace nel quotidiano soprattutto, come diceva anche don Tonino Bello, nella convivialità delle differenze. Pace significa ascoltare i bambini, i ragazzi, i giovani: essi non ci perdoneranno mai le guerre. Essi sono per la pace. I ragazzi sono la Pace e i maestri della Pace. Ciao Giuseppe, piccolo grande profeta di pace nel tuo breve passaggio su questa terra.
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