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10 Septiembre 2014

L'intervista

"Dialogare con il mondo islamico no a linguaggi da guerre di religione

Riccardi: la violenza è segno di guerre ma bisogna spegnerla con il realismo che non è pacifismo

 
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Appena reduce da Anversa, dove si è svolto il 28mo meeting internazionale di Preghiera per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant`Egidio, Andrea Riccardi spiega il valore della pace per il futuro, proprio mentre si celebrano i 100 anni dalla prima guerra mondiale.
Professor Riccardi, Papa Francesco ha recentemente affermato che la terza guerra mondiale è già iniziata, solo che si combatte a pezzetti. Quali sono le oggi prospettive per la pace?
«La grande domanda é se ha senso il dialogo perché molti dicono che la guerra sembra il nostro destino, che c`é una guerra di civiltà, c`é una guerra tra islam e occidente che c'è poco da fare che é una sfida da accettare. Noi sappiamo innanzitutto che non bisogna rinunziare ad un ideale di pace, il cristianesimo ha sempre creduto anche nel cuore della guerra che bisogna sempre cercare la pace. Io penso che é importante essere realisti, non essere pacifisti ma essere piú ambiziosi dei pacifisti, essere pacificatori».
Sembra che la violenza venga prevalentemente dal mondo islamico, cosa dicono i leader musulmani presenti ad Anversa di queste violenze?
«Molta violenza che viene dai musulmani è contro i musulmani stessi, anche se gli yazidi in Nord Irak e i cristiani ne hanno molto sofferto. Io penso che il mondo islamico sta attraversando una grande crisi, una profonda divisione interna. Sono convinto che i leader musulmani stanno prendendo coscienza sempre piú del drammatico dibattito. Ieri per esempio il Gran Muffi d`Egitto ha fatto un discorso molto severo, criticando autoproclamati califfi che neanche hanno studiato i fondamenti dell`islam. Ha quindi delegittimato il califfato e l`Isis. Mi sembra che c`é una reazione nel mondo islamico, forse é un pó lenta ma c`é, e non bisogna rinunciare a non chiudere i ponti del dialogo».
Abbiamo visto scene di una violenza inaudita: giornalisti sgozzati e decapitati, abbiamo ascoltato la drammatica testimonianza di Vian Dakheel, membro del Parlamento irakeno della pacifica minoranza yazida. La guerra sembra essere diventata piú crudele e disumana.
«La guerra é diventata disumana, cioé quelle violenze, quelle crudeltà che un tempo si nascondevano, oggi vengono esibite per fare terrore: i soldati siriani denudati che corrono verso la morte, le truppe ucraine umiliate in Russia, le donne yazide vendute come bestie al mercato, i bambini che esibiscono il sangue e la morte.Gli standard della guerra non rispondono piú al diritto umanitario, qualcosa di profondamente disumano».
Come possono le religioni dare una risposta alla violenza proposta ai giovani da mafie e criminalità?
«Io credo che questa violenza bisogna chiamarla per quello che é: quasi una guerra civile. In certe parti del mondo, come nelle grandi città dell`America Latina la vita é diventata terribile, difficilissima. Li´ manca la comunità, manca il vivere insieme. Ci troviamo con la crisi della famiglia, e a Napoli ad esempio vediamo come la camorra crea una rete sociale laddove non c`é una rete sociale. Nel libro della Genesi c`é scritto "non é buono che l`uomo stia solo", l`uomo non vive solo e secondo me bisogna creare un tessuto comunitario. Questo é un problema che la politica e le religioni si devono porre. Non si puó lasciare l`uomo solo altrimenti finisce nella compagnia delle reti criminali».
Sant`Egidio ha rilanciato la scelta di Giovanni Paolo II dell`86, quando convocó le religioni mondiali ad Assisi. Lo spirito di Assisi come puó dare il suo contributo in questo nuovo scenario mondiale?
«Io credo che quella di Giovanni Paolo II é stata una grande intuizione. Lui vedeva il clima della guerra fredda e aveva intuito il ruolo che le religioni potevano avere, cioé essere sfruttate come strumenti e ideologie di guerra. Col vuoto del marxismo le ideologie avrebbero giustificato la sacralizzazione della guerra. E questo poi é avvenuto, lo abbiamo visto in tante parti del mondo, lo abbiamo visto in Medio Oriente, abbiamo sentito parlare di guerre di religione, l`11 settembre, un fatto terribile é stato interpretato come una guerra di religione. Oggi lo scenario é un altro, é il mondo della globalizzazione e secondo me lo Spirito di Assisi ha senso perché le religioni come ultima ideologia vengono pericolosamente attratte nel gioco dei conflitti».
Ma allora il dialogo é ancora utile?
«C`é bisogno di piú dialogo e non di meno dialogo. Non é inutile, anche perché per tornare al tema delle città e della violenza il dialogo quotidiano é nella strada, nel mercato, nella scuola. Il dialogo é una grande idea che compone una società fatta di divisioni, di articolazioni. Si dice "ma a che serve il dialogo, é inutile?" Ma cosa sarebbe il mondo senza dialogo?»


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