| 18 Noviembre 2016 |
Nel saluto di Gewargis III |
Insieme per la pace |
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Convocare «un raduno internazionale di tutti i patriarchi e primati delle Chiese apostoliche per studiare e capire come e perché tragedie indicibili stiano avvenendo nella regione mediorientale»: è la proposta suggerita da Mar Gewargis III nel discorso rivolto a Papa Francesco durante la sua prima visita ufficiale in Vaticano. Gli abitanti di Iraq e Siria, ha affermato il patriarca, «ripongono in noi la loro speranza di poter essere salvati dalle loro orribili condizioni, nella convinzione che qualsiasi cosa chiediamo sarà ottenuta» anche con la preghiera. Per questo, ha aggiunto, «noi dovremmo incrementare la nostra fraterna collaborazione attraverso discussioni serie e studi rigorosi che mettano in luce» la realtà attuale dei cristiani in Medio oriente.
«Oggi il nostro incontro fraterno - ha assicurato Gewargis III - accrescerà la contentezza dei cristiani di Iraq e Siria, sarà in sé fonte di gioia spirituale e incoraggiamento, in mezzo alle loro sofferenze e al loro dolore, che li uniscono alle sofferenze e al dolore di Cristo, e che sono causati dalle difficili e terribili circostanze in cui si trovano a vivere e che hanno portato molti di loro a lasciare la terra dei propri avi». «In questi Paesi - ha spiegato il patriarca - si trovano le radici della civiltà umana e le prime Chiese cristiane, la cui luce risplendette presso questi popoli nella seconda metà del primo secolo» proprio attraverso le attività missionarie degli apostoli. E nel mezzo di una sofferenza così grande, «le nostre antiche comunità cristiane d'Oriente in generale, e la nostra comunità cristiana assira in particolare, hanno continuato a dare testimonianza del Vangelo di Cristo, perfino pagando col proprio sangue».
Il patriarca non ha mancato di ricordare con affetto l'incontro con Giovanni Paolo II - riconoscendone l'impegno per la pace - dopo aver partecipato a una conferenza organizzata dalla comunità di Sant'Egidio a Bari nel 1991: in quel periodo «c'era molta paura e angoscia tra i nostri cittadini, preoccupati di poter diventare essi stessi vittime di attacchi militari». E noto a tutti, ha affermato ancora Gewargis III, che «la condizione delle nostre antiche comunità cristiane in Iraq ha provocato il trasferimento forzato di migliaia di persone: donne, bambini e anziani hanno lasciato le loro case e continuano a spostarsi incessantemente di città in città e di villaggio in villaggio, in cerca di una vita sicura». Proprio per questo motivo il patriarca ha chiesto di perseverare tutti insieme «nelle nostre ferventi preghiere e suppliche a Dio onnipotente per porre fine al dolore e alla persecuzione inflitti a migliaia di sfollati cristiani di Iraq e Siria», senza perdere la memoria «di coloro che hanno già pagato con la propria vita e il proprio sangue la propria fede».
In conclusione, Gewargis III ha espresso la «più sincera gratitudine» a Francesco per il suo impegno «per la pace, la giustizia e la riconciliazione in vari conflitti su scala mondiale». E ha anche auspicato che la Commissione congiunta per il dialogo teologico continui a lavorare per arrivare alla firma della dichiarazione comune sulla vita sacramentale.
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