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27 Diciembre 2016

Aggiungi 500 posti a tavola: è il pranzo di Natale di S. Egidio

Folla record, il doppio degli scorsi anni: ma è assai cresciuta anche la disponibilità di chi dà una mano. Presenti il sindaco e il vescovo secondo tradizione. Nogarin: inclusione al di là di ogni appartenenza

 
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«A Natale una tavola larga quanto il mondo». La Comunità di Sant'Egidio ha tenuto fede all'annuncio e ha chiamato a raccolta mezzo migliaio di persone per il tradizionale pranzo di Natale: praticamente il doppio del solito. Stavolta una folla di «tanti anziani, famiglie livornesi e non, studenti della scuola di lingua e cultura italiana e della Scuola della Pace, persone senza fissa dimora, ragazzi profughi, amici quotidiani della Comunità di SantìEgidio: tutti con la gioia di dare».
Non è bastata la navata della chiesa di San Giovanni Battista, le tavolate sono state infilate un po' dappertutto nell'ex convento un tempo occupato dai padri agostiniani: anche al primo e perfino al terzo piano. Tantissimi, un record: basti pensare che il mezzo migliaio di commensali livornesi non sono poi molti meno degli ottocento presenti all'appuntamento-simbolo in 
Santa Maria Trastevere a Roma e sono assai di più dei quasi 200 a Pisa e dei duecentocinquanta a Lucca.
L'altra iniziativa nel nome della solidarietà, i volontari di 
Sant'Egidio - che hanno legato il proprio nome anche alla manifestazione di pace nell'anniversario del più devastante bombardamento bellico - l'avevano messa in preventivo nel periodo prenatalizio con il "Rigiocattolo".
La tavola - segnalano dalla Comunità- è stata allestita «in almeno tre città toscane e in più di 70 paesi nel mondo, dovunque è presente la Comunità di 
Sant'Egidio e dovunque questa esperienza incredibile ha contagiato il cuore della gente».
Questo rilevante aumento del numero dei commensali dipenderà sì dall'aggravamento delle condizioni di difficoltà
o povertà di tante persone che fino a poco tempo fa conducevano esistenze del tutto normali e ora si trovano a fare i conti con crescenti disagi sociali, ma deriva anche da maggiori "antenne" da parte dei volontari della Comunità di Sant'Egidio che hanno trovato modo di dialogare con settori ancor più larghi di popolazione. Come «tanti amici incontrati per strada, nelle case, nelle carceri, persone che altrimenti trascorrerebbero le festività da sole», ripetono i volontari.
Se l'ampliamento del numero dei partecipanti al pranzo natalizio riporta l'antico convento «alla sua tradizione di accoglienza e solidarietà», come dice il quartier generale dell'associazione, è altrettanto vero che si sono moltiplicate le braccia di quanti sono arrivati per dare una mano: «Sono centinaia le persone che in questi giorni con noi hanno cucinato, servito ai tavoli, sistemato i regali, allestito gli ambienti», racconta Luca Gentini. «Molti i genitori - aggiunge - che hanno portato con sé i propri figli o i figli che hanno portato genitori e nonni». E non soltanto a Natale: nei mesi scorsi in tanti hanno prestato la propria opera al servizio della Comunità di 
Sant'Egidio per «visitare, insegnare, distribuire pasti e indumenti». In questo modo è stato possibile «raggiungere povertà nascoste, per isolamento o anche dignità».
«Da alcuni anni per me non è Natale senza passare dal pranzo di 
Sant'Egidio», dirà poi il sindaco Filippo Nogarin parlando con i giornalisti. «Il giorno di Natale è un giorno in cui vivere il dono della condivisione reciproca, un giorno in cui ognuno deve essere accolto», aveva detto durante il pranzo.
Una mobilitazione tale che la Comunità di 
Sant'Egidio mette nero su bianco il "grazie" ai «tanti amici che hanno partecipato al pranzo e le tantissime persone che a titolo personale hanno contributo alla realizzazione di questo particolare momento di festa e solidarietà».
Con quest'appuntamento sotto il segno della solidarietà - dice il sindaco - la chiesa di San Giovanni Battista ritrova la sua storica importanza: «Lì si celebra il Natale nella sua essenza più vera: l'inclusività al di là di ogni appartenenza, un concetto che direi assai legato alle nostre radici di livornesi. Dunque, da recuperare ancora di più».
Il pranzo era iniziato con la visita del vescovo Simone Giusti, che come di consueto ha salutato gli ospiti presenti al pranzo nella chiesa e nell'ex convento agostiniano di via Carraia, non lontano dalla Camera di Commercio.
Anna Ajello, a nome della Comunità di 
Sant'Egidio, ha messo l'accento su «un augurio particolare»: veder concretizzato il desiderio di «un mondo fraterno e in pace che è in tanti». E, ricordando le migliaia di persone si mettono in viaggio, in Siria e in tanti altri luoghi martoriati del mondo, ha ribadito la speranza che «tutti possano vivere nel mondo come oggi a questa tavola, in pace, con la dignità e la vita piena che ogni uomo merita».
«In un clima di festa e grande familiarità, a conclusione del pranzo - si sottolinea - oltre ai tradizionali brindisi ogni invitato ha ricevuto un regalo, pensato per ciascuno. Proprio come si fa in famiglia».


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