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Syyskuu 10 2012

A Sarajevo: Sant'Egidio

«Religioni fattore di coesione e di pace»

II meeting interreligioso della Comunità di Sant'Egidio ha richiamato migliaia di persone

 
tulostettava versio

SARAJEVO - Qui, nella bella e struggente capitale della Bosnia Erzegovina, città simbolo della guerra dei Balcani, molto parla del passato. Di convivenza, con le hiese, le moschee, l`antica sinagoga. E di guerra, quella di vent`anni fa: i segni dei proiettili e dei mortai che non sono stati ancora cancellati dal «Boulevard dei cecchini», la memoria di dodicimila morti tra il 1992 e il 1995.
Ma da ieri Sarajevo è diventata la «città del futuro». Il meeting interreligioso della Comunità di Sant`Egidio, al suo primo giorno, ha già prodotto piccoli e grandi miracoli: il patriarca serbo Irinej che assiste per la prima volta a una celebrazione nella cattedrale cattolica, il Gran Muftì Mustafà Ceric, che fa dono alla comunità ebraica di una copia dell`Haggadah, antico  testo salvato nei secoli da guerre e sciagure  sempre da «altri fratelli», cattolici o musulmani, il cardinale Vinko Puljic, simbolo vivente della sete di riconciliazione che c`è in questa terra, applaudito da tutti.
C`è partecipazione di popolo. Oltre tremila persone giunte dall`Italia e da altri Paesi europei. Prenderanno parte fino a domani a una trentina di panel per dire no alle guerre fatte nel nome delle religioni. Ma anche per allontanare il rischio di nuovi «particolarismi» e «nazionalismi l`un contro l`altro psicologicamente armati» alimentati dalla crisi.
Sono parole di Mario Monti. Ieri, all`inaugurazione del meeting, che ha come titolo «Il futuro è vivere insieme», è intervenuto anche il presidente del Consiglio, davanti a oltre 400 tra autorità religiose e personalità di Stato: «In questi anni abbiamo compreso meglio quanto le religioni siano tornare a essere una realtà importante per la coesione sociale e per la pace nel mondo». Il presidente del Consiglio parla con convinzione dello «spirito di Assisi», ricorda la grande giornata di preghiera per la Pace voluta da Giovanni Paolo II nel 1986 chiamandola «intuizione profetica» e ringrazia la Comunità di Sant`Egidio «faro nel mondo: l`Italia è orgogliosa di esserne sede». Monti si definisce, di fronte ad un parterre di cardinali, imam e rabbini, «uomo dell`economia». Ma ammette: «Non basta mettere a posto i conti pubblici, occorre sconfiggere ogni visione particolaristica e rassegnata, per acquisire una visione comune del futuro».
Prima di lui aveva parlato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy: «Senza l`Unione Europea non ci sarà mai pace durevole nei Balcani occidentali tanto provati dalla storia». E prima ancora, il ministro per la Cooperazione internazionale e l`Integrazione, Andrea Riccardi, aveva insistito: «Solo la pace è santa, non la guerra». Per il fondatore della Comunità di Sant`Egidio «le frontiere non fermano il movimento della storia. Vivere insieme deve trasformarsi in un destino di pace. E creare il futuro è il grande compito delle religioni».
Il Papa e il capo dello Stato incoraggiano il meeting interreligioso. Benedetto XVI, che proprio il giorno prima aveva incontrato lo stesso Riccardi, insieme al presidente di Sant`Egidio Marco Impagliazzo e al presidente del Pontificio consiglio per la famiglia Vmcenzo Paglia: «Da Sarajevo vuole partire un messaggio di pace, grazie all`incontro di uomini e donne di religioni diverse. Occorrono cuori e menti che cercano la verità, si aprono all`azione di Dio, tendono le mani agli altri». E Giorgio Napolitano: «Esprimo sentimenti di ideale vicinanza e vivo apprezzamento».


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