| 17 Novembre 2016 |
L'incontro/ Vincenzo Paglia |
In viaggio oltre la notte |
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita questa sera a Palazzo Ducale: "L'Occidente dimentica che ogni persona, unica e irripetibile, è patrimonio dell'umanità" |
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Oggi, la morte è diventata la nuova pornografia. « Deve essere nascosta e guai a svelarla. E invece è necessario toglierle il burqa». Vincenzo Paglia, giornalista e scrittore, già consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio e presidente della pontificia Accademia per la Vita, affronta uno spinoso tabù. E mentre in Europa e nel mondo aumentano i Paesi che hanno approvato una legge sull'eutanasia e sul suicidio assistito, mentre fa discutere il primo caso al mondo di eutanasia su un minorenne in Belgio, uno dei più autorevoli esponenti della Chiesa di Papa Francesco accende il dibattito. Stasera, alle 20.30 nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, sarà all'incontro organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e presenterà il suo ultimo libro "Sorella morte. La dignità del vivere e del morire" (Piemme ). E con Ferruccio De Bortoli e Luca Borzani proverà a tracciare quel filo sottilissimo, così difficile da individuare: dove comincia e dove finisce la dignità del vivere e del morire? Il diritto alla vita presume anche un obbligo alla vita?
Monsignor Paglia parte da uno dei versi più belli del Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi: "Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare". Per san Francesco, ormai alla fine dei suoi giorni, la morte era la benvenuta, al punto da sentirla sorella. È qui, in questo sentimento di condivisione che si cela la ragione stessa del libro, nato dall'esperienza diretta e dalla riflessione con gli amici della Comunità di Sant'Egidio: «Ci siamo trovati per anni di fronte a situazioni liminari - ha raccontato Vincenzo Paglia - con i malati di Aids quando la loro condanna era inevitabile, o con i tanti anziani accompagnati sino alla fine dei loro giorni. Abbiamo sentito il bisogno di affrontare il tema dell'eutanasia: di qui, via via, la discussione si è allargata all'intero mistero della morte e della vita».
Comincia così il viaggio al termine della notte di Monsignor Paglia: per affrontare con delicatezza e lucidità tutti gli aspetti legati al "fine vita", che tanto fanno dibattere. L'eutanasia è intesa come "buona morte" da più di duemila anni nel mondo greco romano - scrive Paglia - "e mai come l'atto di soppressione di un malato da parte di un medico (anche quando il suicidio era ammesso senza tanto scandalo)". Nell'introduzione del libro, Paglia cita "La morte moderna", libro del 1978 del giornalista scrittore svedese Carl-Henning Wijkmark, che descrive un immaginario convegno organizzato dal ministero degli Affari sociali del governo svedese, sul tema della fase terminale della vita umana. Indetto per risolvere il problema del mantenimento di anziani, malati cronici e incurabili, pianificandone in modo razionale e democratico la morte con un'eutanasia di Stato. Partendo da queste pagine provocatorie, Paglia chiede al credente di ripartire da Gesù. E mette in guardia un Occidente che pare aver dimenticato grandi verità: ogni persona, unica e irripetibile, è patrimonio dell'umanità. Gli anziani e i morenti possono insegnarci qualcosa fino all'ultimo respiro. E solo accettando il traguardo della morte potremo avere una vita intensa: "Il rarefarsi della compagnia ai morenti è uno dei motivi del decadimento della dimensione umana del vivere. Riflettere su questa dimensione dell'esistenza, significa iniziare a ritessere quel nuovo umanesimo di cui tutti abbiamo bisogno".
Erica Manna
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