OUAGADOUGOU - La cooperazione italiana riprende alla grande i suoi rapporti con il Sahel e dopo aver cominciato con il Niger, prosegue con un aiuto concreto al Burkina Faso, dove stanno arrivando masse di profughi dal nord del Mali. I Paesi ai confini meridionali del Sahara sono diventati un punto focale per l`Italia
e vanno aiutati con decisione, sostiene il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi (finalmente un appassionato d`Africa a capo di un ministero).
Da lì, infatti, partono i flussi migratori verso l`Italia, nonché corposi carichi di cocaina, per non parlare di altri traffici illeciti, come armi e organi. Lì si sono sistemate le bande che traggono enormi vantaggi dal traffico di
droga e dalla presa di ostaggi. Se poi si aggiunge il collante di tutto, cioè, la piccantissima e taglientissima salsa islamica, si arriva a un potente cocktail esplosivo.
Soldi per far ripartire il volano della cooperazione ce ne sono pochi, ma la passione è grande, dunque occorre individuare con intelligenza gli obbiettivi.
Il Burkina Faso in questa parte del continente gioca un ruolo essenziale. Stabile, il Paese è guidato da un dittatore, Blaise Compaoré, tutto sommato «illuminato», che non ha bisogno del pugno di ferro. Cosa che non guasta, è un ottimo amico dei francesi, ai quali ha restituito l`influenza che avevano perso in Costa d`Avorio (ha infatti sfacciatamente appoggiato il vincente candidato di Sarkozy, Alassane Ouattara).
Infine ha giocato un ruolo importante nei negoziati per liberare gli ostaggi italiani, Maria Sandra Mariani e Rossella Urru, catturati dalla nebulosa islamica legata a Al Qaeda e rilasciati dopo il pagamento di un riscatto.
La delegazione italiana guidata da Riccardi, il giorno prima di arrivare a Ouagadougou, ha inviato un aereo con 32 tonnellate di aiuti dal valore da 180 mila dollari composto da purificatori d`acqua, cibo, medicinali, coperte,
tende e quanto può essere utile nei campi profughi che accolgono i maliani in fuga dal loro paese. È una prima tranche di quei 3 milioni di euro di aiuti previsti nelle prossime settimane.
Per disegnare la strategia della nuova svolta della cooperazione italiana nell`area (in realtà nel Sahel l`Italia riprende un`importante tradizione quasi abbandonata negli ultimi anni), Andrea Riccardi utilizza una simbologia:
«E` come se i confini dell`Italia si siano spostati verso sud. I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono soltanto "di passaggio".
Noi invece dobbiamo intervenire direttamente dove ci sono le crisí: siccità, profughi, traffici». Nelle intenzioni del ministro ci sono altri interventi più incisivi non solo in Burkina Faso, ma anche in Niger, Mali, Mauritania e Ciad.
«Se noi creiamo condizioni di vita accettabili, la gente non ha più alcun interesse a lasciare il proprio Paese e a emigrare verso l`Europa. 11 problema non è quindi solo italiano, anche se noi siamo in prima linea».
Nell`ambito della visita in Burkina Faso, Elisabetta Belloni, direttore dell`ufficio Cooperazione del ministero degli Esteri (oggi lavora a stretto contatto con quello della Cooperazione), ha incontrato la moglie del presidente Compaoré, Chantal. Le due donne, tra l`altro, hanno discusso il problema legato alle mutilazioni genitali femminili, una pratica che non è - come erroneamente si crede - di origine islamica ma di derivazione addirittura faraonica. In Burkina l`Fgm è vietata per legge ma, purtroppo, ancora largamente praticata. Chantal Compaoré è in prima linea per contrastare il fenomeno, Elisabetta Belloni ha chiesto alla première dame un aiuto nel lavoro di lobbying alle Nazioni Unite per accelerare l`iter di una risoluzione per mettere al bando tutti i tipi di mutilazioni genitali femminili. Per altro Chantal Compaoré è impegnata a esercitare pressioni sui Paesi africani perché sottoscrivano
il protocollo di Maputo (www.maputoprotocol.com/index.php), altrettanto duro su questa delicata questione.