ROMA - Elio Zarfati, 79 anni, aspetta il presidente del Consiglio su una seggiolina di plastica: «Abitavo a Trastevere con la famiglia, ci siamo salvati perché il fornaio ci ha detto di scappare, che arrivavano i tedeschi e prendevano gli ebrei. Molti a Roma hanno fatto a meno delle cinquemila lire che valevamo; noi eravamo sette, ci si comprava quasi un appartamento». Poi Monti arriva e dal palco sembra continuare lo stesso discorso: «In quel tempo di dolore ci fu il coraggio di parecchi romani ma anche la viltà di quanti vendettero gli ebrei. Oggi questo luogo è il simbolo di una città che non vuole dimenticare. La memoria non è una condizione accessoria della vita».
Gli applausi al Portico d'Ottavia vengono dai giovani, che portano le fiaccole della Comunità di Sant'Egidio per ricordare la razzia del 16 ottobre '43, dagli immigrati che sanno cosa vuol dire, dai bambini che ancora no, dai vecchi. Tra loro gli ultimi due sopravvissuti alla retata del ghetto: Enzo Camerino e Lello Di Segni. Erano 1024 e tornarono in 16. All'unica donna, Settimia Spizzichino, verrà dedicato il nuovo Ponte dell'Ostiense. Il premier davanti alla sinagoga parla di integrazione e xenofobia, mette in guardia («L'antisemitismo è una storia che non passa»), dice agli ebrei «non vi lasceremo soli». «Le ombre lunghe di quel 16 ottobre 1943, che non può essere compreso pienamente senza ricordare il '38 e le ignobili leggi razziali- afferma Monti - lambiscono anche il nostro tempo.
La crisi economica rischia di avere ricadute sulla convivenza civile: può far sorgere tentazioni di chiusure, di esclusioni, come le spinte xenofobeche vediamo emergere in alcuni movimenti politici europei o l'ostilità diffusa verso i rom. Questa è l'occasione per rilanciare un patto di convivenza e di integrazione». «Facciamo nostre - conclude Monti - le parole di Primo Levi: chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo».
Alle celebrazioni per il 16 ottobre il premier ha partecipato assieme ai ministri della Giustizia Paola Severino, della Cooperazione Andrea Riccardi, della Coesione nazionale Fabrizio Barca. Ad accoglierli il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici (che ha ricordato come sia stata avviata dal Parlamento la legge per introdurre il reato di negazionismo), il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna (che ha parlato del «modello di genocidio» creato dalla Shoah e del rischio che si possa riprodurre), il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
«Di due racconti del libro della Genesi ha detto Di Segni - la creazione dell'uomo e il diluvio universale, il primo dimostra il valore della vita, il secondo la fragilità dell'uomo, destinato a commettere reati. Qui si è manifestata la parte peggiore dell'uomo. Gli abissi dell'abiezione non si possono dimenticare, ma dobbiamo fare il possibile per sconfiggere il male che è dentro e intorno a noi». Da tutti un pensiero a Shlomo Venezia, deportato ad Auschwitz, tra i pochissimi superstiti dei Sonderkommando, testimone instancabile della Shoah scomparso da pochi giorni.
L'ORA 5,30 La razzia nel ghetto iniziò all'alba del 16-10-43
I BAMBINI 207 nessuno di loro ha fatto ritorno da Auschwitz
IL TOTALE 2,091 ebrei scomparsi da Roma durante la guerra
I DEPORTATI 1.024 gli ebrei romani che furono catturati dalle SS
I REDUCI 16 tra loro solo una donna tornò a casa
Il nuovo ponte dell'Ostiense sarà dedicato a Settimia Spizzichino, unica donna ritornata.