Caduta della coesione sociale, isolamento sociale, trasformazione della città. Questi i volti della povertà a Roma e nel Lazio, emersi dal secondo rapporto sulla povertà nella Capitale e in Regione, presentato ieri presso il Tempio di Adriano, dal vicepresidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti e dal portavoce della comunità di Sant'Egidio, Mario Marizziti. L'analisi, strutturata in capitoli, non solo rappresenta una sintesi di dati e numeri che riguardano l'andamento della povertà ma anche una serie di storie di persone che rappresentano il fulcro del cambiamento. Il primo capitolo del Rapporto di Sant'Egidio titola proprio "Isolamento e solitudine, nuova povertà. L'importanza delle relazioni nei nuovi contesti urbani". Si parla di "povertà relazionale", uno dei mali "forse più drammatici dell'oggi" e si sottolinea quanto la vita di relazione conti in termini di salute, di qualità della vita, con un corredo di dati di grande interesse.
Di anziani si parla nel secondo capitolo del Rapporto, "Vivere da anziani nel Lazio", che poi dedica una finestra anche alle trasformazioni del tessuto sociale a partire dai quartieri con la maggior concentrazione di immigrati: come Esquilino, Torpignattara, Centocelle, ma anche la nuova periferia, come Tor Bella Monaca. Altra questione, quella legata al problema della casa: "sfratti - afferma il Rapporto - è la parola sintetica di un problema e di una malattia cronica ma sempre acuta: la punta più visibile e dolorosa dell'emergenza abitativa". "Nel Lazio è fuori dubbio che c'è un aumento delle fragilità e della difficoltà di vivere - ha commentato Marazziti - Nel '94-'95 le famiglie con un solo componente nel Lazio 529.000, sono passate alle 769.000 di oggi. Sono il 32,5%, una su tre.
Le donne sole sono molto più numerose degli uomini soli e sono sei su 10". Per Tagliavanti, "il tema della povertà è visto con un po' di imbarazzo dal decisore pubblico ma è un tema molto concreto". E' intervenuto anche il portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti: "Dal Rapporto emerge che c'è un disagio sociale in crescita. Ci sono persone che hanno un lavoro ma non hanno più casa perché c'è stata una separazione dalla moglie e magari vivono in macchina, frequentando le mense pur avendo ancora un'occupazione. Questa povertà temporanea non deve diventare strutturale e per questo proponiamo un reddito minimo ed inserimento sociale per bloccare questo percorso". Marazziti ha aggiunto: "Emerge poi una trasformazione della città con quartieri storici o di periferia che diventano quartieri di immigrati. Questo non è un male, si può lavorare all'integrazione che è una grande risorsa.
Si può creare un programma per assistere tutti gli anziani, gli ultra75enni, per ridurre la pressione sugli ospedali, sgravare le famiglie e al tempo stesso creare una nuova coesione sociale". Le indagini di Sant'Egidio continuano. La popolazione della regione Lazio si presenta complessivamente invecchiata, ma non più della media azionale. A livello nazionale il 75% degli anziani ricoverati è non autosufficiente. Nel Lazio la percentuale di anziani autosufficienti ricoverati risulta maggiore alla media (7,185 ogni 1.000 anziani) dei non autosufficienti (6,565 ogni 1.000 anziani). Nelle RSA sono ospitati prevalentemente anziani con basso reddito. Da una ricerca condotta dalla Comunità di Sant'Egidio in 7 RSA emergeva che la solitudine, ed in particolare l'assenza di figli, fosse uno dei fattori determinanti il ricovero: tra il 40 e il 45% degli intervistati non aveva figli. Inoltre, il 35% era di stato civile celibe /nubile, contro appena l'8% della popolazione della stessa fascia di età.