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27 Ottobre 2013

Lo sterminio degli ebrei

Narrare il dolore perché non si ripeta

Il 16 ottobre 1943 i nazisti deportarono mille persone

 
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Il 16 mattina scorso ho accompagnato Enzo Camerino da papa Francesco. Enzo ha 85 anni e vive in Canada. Ma settant'anni fa era un ragazzo (ebreo) per cui il 16 ottobre cominciava una storia drammatica. Era uscito di casa presto con il fratello. Si sparse la notizia che i tedeschi catturavano gli ebrei. I due ragazzi arrivarono sotto casa. Enzo racconta: «Io volevo nascondermi mentre mio fratello insistette che dovevamo riunirci alla famiglia. Alla fine mi feci convincere. I tedeschi ci caricarono sul camion...».

La vita dipendeva da piccole scelte: se si saliva a casa, la destinazione era Auschwitz; se si scappava, cominciava la clandestinità. Ma i due ragazzi non lo sapevano. La mamma del rabbino Di Segni, che aveva già abbandonato il suo appartamento con la famiglia per timore della razzia, ritornò a casa il 15 ottobre per prendere i vestiti; tentata di restare a dormire a casa la notte tra il 15 e il 16, decise di andarsene.

La mattina del 16 i tedeschi bussarono a casa Di Segni, ma non c'era nessuno. La vita dipendeva da niente in quella mattina del 16 ottobre, quando i nazisti portarono via più di mille ebrei romani. Ne sarebbero tornati 16, di cui una sola donna, Settimia Spizzichino, che ha lasciato le sue memorie, perché il ricordo di «quell'infamia» non andasse perduto. Enzo Camerino è uno dei 16 sopravvissuti. Solo due sono ancora vivi. 

OSPITALITÀ CLANDESTINA. Mentre Enzo raccontava la sua storia a papa Francesco (silenzioso e attento), ho ripensato alla mattina del 16 ottobre 1943. La principessa Pignatelli d'Aragona, testimone della razzia degli ebrei, arrivò in Vaticano e riuscì a entrare nelle stanze di Pio XII per informarlo. Il Papa restò interdetto e addolorato. Come sappiamo, Pio XII non condannò la razzia apertamente, ma scelse di praticare l'ospitalità clandestina. Cominciava un periodo difficile. Un tempo di tanti generosi che nascosero con grave rischio i perseguitati. Ma anche il tempo di Caino: ci furono traditori che vendettero gli ebrei e saccheggiarono le loro case.

A settant'anni da quel giorno, un altro Papa, il latinoamericano Bergoglio, ha incontrato un sopravvissuto in Vaticano. Lo ha ascoltato a lungo e gli ha detto: «Porto con me il ricordo di questo giorno terribile». Un ricordo che mostra a quali tragedie porti l'antisemitismo. È una storia da narrare ancora, perché non accada mai più quella caccia all'uomo. Ci insegna soprattutto a non restare indifferenti di fronte alle tragedie degli altri. Quasi sempre dietro ai salvati, c'è un giusto che, pur rischiando la vita, è stato solidale.


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