LIVORNO. LA MEMORIA della deportazione degli Ebrei di Livorno diventa «pietra d'inciampo», spazio condiviso di ricordo, che guarda ad un futuro liberato dagli orrori del passato. Con un'attenzione particolare al presente, perché «chi dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo». Sabatino Caso della Comunità di Sant'Egidio di Livorno e Mario Tredici, assessore alle Culture del Comune, hanno presentato l'iniziativa che martedì 14 gennaio collegherà Livorno a molte altre città europee, in occasione della prossima Giornata della Memoria. Aderiscono all'iniziativa anche la Diocesi, il Comune e la Provincia di Livorno, Cedomei e Istoreco. DUE I MOMENTI della giornata. Martedì mattina, per gli studenti delle scuole superiori, ci sarà una lezione aperta della professoressa Frattarelli Fìsher dell'Università di Pisa, con le testimonianze di Piera Rossi, Ugo Bassano e Piera Lini presso la Comunità di Sant'Egidio, in via Carraia (è prevista la partecipazione di oltre 200 studenti).
NEL POMERIGGIO io scultore Gunter Demnig impianterà a Livorno due «stolpersteine», le famose pietre d'inciampo, rivestite di ottone con il nome e i dati dei deportati nei campi di concentramento nazisti. Le pietre di inciampo saranno dedicate a Isacco Bayona e Frida Misul, quale atto di omaggio sentito e dovuto, per questi testimoni coraggiosi dell'orrore della. Shoah per almeno due generazioni di studenti livornesi. Alle 17.15 l'appuntamento sarà in piazza del Comune per la marcia della memoria a cui è invitata invitata tutta la città.
DOPO UN INTERVENTO introduttivo, i corteo raggiungerà prima via della Posta per la memoria di Isacco Bayona e poi via Chiarirli per la memoria di Frida Misul. Infine il corteo raggiungerà, intorno alle 18, la Sinagoga, il tempio ebraico di Piazza Benamozegh, per la cerimonia conclusiva. Durante l'incontro in sinagoga saranno accese le luci del candelabro di Channukkah, in memoria dei sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah.
Nella foto: l'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz con la tristemente nota scritta Arbeit macht frei» («il lavoro rende liberi»)