GENOVA. Davani al portone delle parrocchie di Genova c'è un cartello che compare sempre più spesso. Dice più o meno così: "Ci dispiace molto. Ma per un mese non possiamo distribuire pasti: abbiamo finito il cibo". Da gennaio, infatti, la scure sul programma europeo di aiuti alimentari ai poveri "Pead" ha più che dimezzato i fondi del Banco alimentare Agea: «I160 per cento in meno - sospira Andrea Chiappori, responsabile ligure di Sant'Egidio - a fronte di una crisi che è diventata strutturale. E sta cambiando il volto della nostra città». Meno cibo. Ma una fila di persone che hanno fame sempre più lunga. Non la si può più nemmeno chiamare emergenza: perché è diventata cronica. E allora, anche le soluzioni devono cambiare: per recuperare il cibo che non c'è, la Comunità di Sant'Egidio ha reclutato 120 ragazzi del liceo.
Tre giorni fa hanno fatto la loro prima racconta di alimenti, nelle scuole di tutta Genova e anche davanti ai supermercati, con una lista dei beni di prima necessità consegnata a chi entra. Anche portare coperte e cibo a chi dorme per strada non basta più. Così, anche per dare una risposta all'aggressione contro i clochard di Piccapietra, i volontari di Sant'Egidio hanno deciso di invitare i senza tetto a tavola. Due sere alla settimana, all'Annunziata. «Li ospitiamo a piccoli gruppi, di cinque o sei- spiega Andrea Chiappori -offriamo loro un pasto al caldo. Ma è soprattutto un'occasione per conoscerli meglio, in un contesto diverso dalla strada. Per incoraggiarli ad aprirsi, a parlare di sé. Come a una cena tra amici». Non bastano i numeri a dare il senso dei racconti dei volontari della Comunità di Sant'Egidio: eppure sono cifre che fanno impressione
Oltre 74.800 pasti freddi distribuiti nel 2013, cresciuti in modo esponenziale. Quasi sette volte tanto, in soli cinque anni: nel 2008 erano 12.520, e in media si presentavano ai centri una quarantina di persone. Ora ce ne sono almeno duecento in più. La Comunità di Sant'Egidio ha presentato la guida 2014 "Dove mangiare, dormire, lavarsi", stampata in cinquemila copie, per dare informazioni sulle strutture che a Genova offrono cibo, accoglienza e cure mediche a chi si trova in difficoltà (consultabile sul sito santegidio.org). E l'offerta della città è aumentata, perché in cinque anni nelle varie mense ci sono 300 coperti al giorno in più. E anche i posti letto sono cresciuti: 343 contro i 288 del 2008. Eppure, ancora non basta. Per capirlo è sufficiente passare davanti al centro Genti di Pace di via Vallechiara, tutti i giorni a mezzogiorno, per vedere solo una minuscola parte di questa nuova povertà: ci sono 250 persone, che puntuali si mettono in coda aspettando pazienti il loro panino. E altre 200, ancora più invisibili, che vivono in stazione o per strada.
L'anno scorso, il centro ha distribuito 20 mila pacchi alimentari e vestiti, per quasi 4000 persone. E ha effettuato 800 visite mediche gratuite per adulti, con un picco che riguarda gli ottici. A 150 pazienti è stato fatto lo screening della vista: 1'80 per cento in più del 2012. Per venire incontro al crescente bisogno, Costa Crociere quest'anno donerà a Sant'Egidio centomila curo per sostenere il centro Genti di Pace di via Vallechiara e via Stennio: l'anno scorso, i fondi messi a disposizione da Costa sono stati usati per i pacchi alimentari. «L'emergenza è costituita anche dalla solitudine - spiegano Doriano Saracino e Sergio Casali della Comunità di Sant'Egidio questa non si può misurare, ma ci preoccupano molto gli anziani: a Genova ce ne sono 51 mila che vivono soli». La crisi, poi, colpisce sempre di più le famiglie "insospettabili": se nel 2005 gli italiani che si rivolgevano al centro erano pochissimi (uno su cento), ora sono al secondo posto, subito dopo i cittadini ecuadoriani. Ci sono anche loro, tra le trecento persone costrette a dormire per strada: proprio come Koloman, Susanna, Jan eAlice. Cinquanta sono donne.