Corriere della Sera - Ed. Roma | 13 Maggio 2014 |
L`iniziativa: II presidente della Comunità di Sant`Egidio parla della fiaccolata a favore dei cristiani |
Impagliazzo: "Migliaia di perseguitati ogni anno e anche un vescovo venne rapito" |
Ci fu l`appello del papa e gli estremisti lo liberarono |
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«La religione è l`esatto contrario della violenza e non è vero che esiste un terrorismo fondato sulla religione perchè in ogni culto la parola chiave è "pace"». Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant`Egidio, spiega così il motivo della fiaccolata organizzata insieme alla Comunità Ebraica di Roma la sera del 15 maggio al Colosseo per esprimere solidarietà ai cristiani che rischiano la vita in Nigeria, Medio Oriente fino alla Corea del Nord e spesso finiscono per pagare con la vita l`odio anticristiano che serpeggia in alcuni movimenti estremisti.
«Da anni stiamo portando avanti con grande impegno la lotta contro la violenza basata su motivazioni pseudo religiose - ricorda Impagliazzo -. Questo principio ha avuto origine nel 1986 quando Papa Wojtyla ha convocato i rappresentanti di tutte le religioni a rilanciare il messaggio di pace che non è esclusivo dei cristiani, ma c`è nella religione ebraica e in quelle professate pure in Asia». Da allora la Comunità di Sant`Egidio ha organizzato ogni anno un incontro per riproporre questo tema: nel 2013 l`evento è stato ospitato a Roma e quest`anno per ricordare i 100 anni dall`inizio della Prima Guerra Mondiale la riunione è fissata in Belgio, ad Anversa, Paese neutrale che è stato invaso dalla Germania per poi conquistare la Francia.
«Giovanni Paolo II voleva che tutte le religioni esprimessero solidarietà e prendessero le distanze da discorsi violenti - precisa Impagliazzo - e per questo noi abbiamo continuato a lavorare per togliere ogni elemento religioso o pseudo tale da ogni conflitto». Proprio in quest`ottica è stato deciso di promuovere da cristiani e ebrei la fiaccolata del 15 maggio». Il messaggio da lanciare sarà «nessuna guerra è santa, solo la pace è santa».
Ma intanto sono migliaia ogni anno le persone che sono perseguitate (come le studentesse rapite in Nigeria) e muoiono in Africa centrale e Asia solo perchè sono cristiani: «La nostra religione è basata sull`amore e sulla solidarietà - fa notare il presidente della Comunità di Sant`Egidio - ma questi temi danno fastidio quando si innescano conflitti e guerre tra popoli.
Per questo a pagare spesso sono i cristiani, i soggetti più deboli che finiscono per morire senza clamore, come anime che spariscono nel nulla, senza neanche una tomba, a causa delle violenze religiose». Per questo la fiaccolata «vuole ricordare le vittime che non devono sentirsi isolate e abbandonate - sottolinea Impagliazzo -.
Questi cristiani deve sapere che noi siamo solidali, soffriamo e preghiamo per loro».
Sant`Egidio, tra le tante storie di violenza, ricorda il rapimento a metà gennaio del 2005 di Basile Georges Casmoussa, vescovo di Mosul (Iraq), per mano di un gruppo di estremisti islamici: «Quando papa Giovanni Paolo II lanciò un appello per la sua liberazione - racconta - lo stesso vescovo mi disse poi che i suoi rapitori rimasero colpiti e lo liberarono dopo 24 ore dicendogli: "Sei una persona importante: anche il Papa si è mosso per te..."». La fiaccolata quindi «non vuole essere una condanna sterile della violenza - osserva Impagliazzo -ma l`ennesimo atto concreto di pressione sui governi e sull`opinione pubblica che devono reagire ovunque manchi la libertà di religione».
Francesco Di Frischia
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