Papa Francesco nel pomeriggio di domenica 15 giugno si recherà in visita alla Comunità di Sant'Egidio in Trastevere: lo ha annunciato Andrea Riccardi, fondatore della comunità ieri nel corso di un programma della televisione italiana. "Il Papa" - ha detto - "verrà per incontrare i poveri, sarà una visita di amicizia e di preghiera ma anche di speranza". Qui in particolare Papa Francesco incontrerà nella Basilica di Santa Maria in Trastevere un folto gruppo di persone povere assistito dalla Comunità. È probabile che il Santo Padre a conclusione di questo incontro si intrattenga in maniera privata con i principali responsabili di Sant’Egidio.
Papa Giovanni Paolo II visitò la sede della Comunità in due occasioni: il 27 aprile 1980 e poi il 3 ottobre 1993. Benedetto XVI lo fece il 27 dicembre 2009.
Sin dai primissimi giorni, tuttavia, Francesco, come è ben noto, ha mostrato particolare sensibilità e solidarietà nei confronti dei più poveri: "Non ti dimenticare dei poveri", fu questo l'invito che il cardinale francescano Claudio Hummes (Brasile), fece al carissimo amico argentino chiamato a salire sul Soglio Pontificio. Jorge Mario Bergoglio, venuto dai confini del mondo, non ha dimenticato quell'invito, ne ha fatto anzi una delle priorità del magistero della parola e della vita, che offre con fedeltà quotidiana alla Chiesa.
Papa Francesco, inoltre, intervistato lo scorso marzo da cinque studenti belgi/fiamminghi di scienze della comunicazione presso il Palazzo apostolico in Vaticano, ha detto sorridente (tra lo stupore generale): "Io sono credente, credo in Dio e in Gesù Cristo, per me il cuore del Vangelo è nei poveri. Ho sentito due mesi fa che una persona ha detto: con questo parlare dei poveri, questo Papa è un comunista! No, questa è una bandiera del Vangelo, la povertà senza ideologia, i poveri sono al centro del Vangelo di Gesù". Il Papa sorride e ne parla con serenità poiché la povertà è una condizione difficile - se vissuta - ma non eterna: è per questo che ha aggiunto: «Non si può parlare di povertà, di povertà astratta, quella non esiste! La povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andate, guardate là la carne di Gesù...». È chiaro da queste parole che i poveri e la miseria non costituiscono una categoria astratta nella mente di questo Papa, che succedendo a Pietro ha scelto il nome del Santo di Assisi, padre di tutti i poveri e fratello del Creato.
La Comunità di Sant'Egidio è oggi un movimento laicale di ispirazione cristiana cattolica, dedito alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo, che si definisce come "associazione pubblica di laici della Chiesa". Nata in Italia nel 1968, è oggi diffusa in più di 70 paesi in diversi continenti, ed è stata riconosciuta come "Associazione internazionale di fedeli" dal Pontificio consiglio per i laici, il 18 maggio 1986. Il termine “comunità” intende rispecchiare, in particolar modo, un bisogno di fraternità, tanto più sentita in quanto i membri della Comunità vivono da laici nel mondo e ne sperimentano la dispersione. L'amicizia è, così, un tratto caratteristico di Sant'Egidio, sia al proprio interno, sia all'esterno, traducendosi in un atteggiamento di apertura e attenzione verso la società e altre esperienze ecclesiali. "E' bene che mi incontri con voi. Penso che il vostro modo di vivere, di esprimere la vostra fede sia missionario e anche vicino a quei giovani popoli che esprimono così la loro fede, con gioia, con forza, con entusiasmo", disse Giovanni Paolo II il 27 aprile 1980, quando visitò per la prima volta la Comunità; in altre occasioni, d'altro canto, Wojtyla si è congratulato con i fondatori della Comunità stessa per aver trovato una strada molto semplice e puramente evangelica, per vincere la rassegnazione alla mancanza di un punto di riferimento centrale per la vita umana: "avete capito che bisogna cercare un altro uomo, che bisogna trovare una comunità che dia la speranza e la solidarietà: sono due parole che iniziano con la lettera "s" e che sembrano assai significative per la vostra spiritualità".
Benedetto XVI, per parte sua, recandosi in visita durante le festività natalizie del 2009, si soffermò a pranzo con i poveri assistiti dalla Comunità nella sede romana in Trastevere; egli apparve molto commosso e ringraziò tutti i presenti per l'invito e la possibilità concessagli. "Grazie per questa possibilità! Sono molto lieto e ringrazio quanti con amore e competenza hanno preparato il cibo – realmente ho sentito la competenza di questa cucina, complimenti! – e anche per quelli che lo hanno servito celermente così che in un’ora abbiamo fatto un grande pranzo. Grazie e complimenti! [...] Rivolgo infine un particolare pensiero a tutti gli amici di Sant'Egidio e a ciascuno dei presenti. Durante il pranzo ho potuto conoscere un po’ la storia di alcuni, come riflesso delle situazioni umane qui presenti, ho ascoltato vicende dolorose e cariche di umanità, anche storie di un amore ritrovato qui a Sant’Egidio: esperienze di anziani, emigrati, gente senza fissa dimora, zingari, disabili, persone con problemi economici o altre difficoltà, tutti, in un modo o nell’altro, provati dalla vita. Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri, ma al centro e nel cuore della Comunità dei credenti e così anche nel mio cuore".
Da ricordare infine il grande apprezzamento dei Papi per il lavoro che la Comunità di Sant'Egidio svolge da molti anni, e con successo, nell'ambito del dialogo interreligioso. Certamente Papa Francesco, domenica, non mancherà di sottolineare l'importanza di questo'impegno teso a favorire il dialogo fra le religioni e a promuovere la pace; si ricordi a tal proposito il decisivo apporto fornito alla ricerca per la pace in Mozambico e recentemente nelle Filippine da parte della Comunità. Dei membri di Sant'Egidio Giovanni Paolo II ha voluto sempre evidenziare: sono costruttori di pace, di quella pace “sgorgante dal profondo dell’esperienza cristiana come energia che si comunica (...) e che è la vocazione dei credenti”.
Alessandro Nortanicola
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