| 29 Novembre 2014 |
CasaPound blocca la strada e i rom non vanno in classe |
Arci, Pd e Comune di Roma: atto grave. La replica: l'accusa è falsa |
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ROMA «Vogliamo farci sentire», «Basta con le violenze dei rom. I ragazzi italiani non si arrendono». Ieri mattina verso le otto, nel quartiere romano di Torrevecchia, circa cinquecento militanti delle organizzazioni di destra CasaPound e Blocco studentesco si sono riuniti vicino al campo rom di via Cesare Lombroso (200 persone in tutto), bloccando l'unica strada di accesso all'area e impedendo, di fatto, ai bambini di andare a scuola.
«Non si sono mossi dai container, erano terrorizzati - spiega Carla Bartolucci, responsabile della cooperativa sociale Eureka I che, assieme all'Arci Solidarietà, opera nel campo -. Sono anni che lavoriamo sulla scolarizzazione e da qualche tempo i bambini vanno a scuola a piedi o accompagnati dai genitori. Epísodí come questi certo non aiutano l'integrazione». E sulle periferie romane, dopo qualche giorno di tregua, torna l'incubo del razzismo e dell'intolleranza.
«Un gesto dí inaudita violenza e di violazione della Carta costituzionale» lo ha definito il capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera Maria Coscia durante un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Alfano mentre per il Campidoglio si tratta di «un fatto grave e vergognoso» che però in serata il movimento di estrema destra ha smentito giudicando la ricostruzione «un'accusa falsa e gratuita». «È comunque inconcepibile - ha replicato Fabio Di Martino, di Blocco studentesco - che le scuole romane sono fatiscenti e il sindaco Marino e le istituzioni finanzino i campi rom o i centri d'accoglienza».
Per il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, Roma deve impegnarsi «in una riflessione più profonda sulla convivenza perché bisogna lavorare insieme per creare reti di dialogo e solidarietà che sconfiggano un clima di paura e spaesamento, aiutino ad abbassare i toni e a costruire, insieme, una città più aperta e sicura per tutti».
Secondo una prima ricostruzione, gli esponenti di destra avrebbero bloccato l'ingresso di alcuni istituti della zona dove sono iscritti i bambini nomadi, ma la questura di Roma, che ha identificato molti dei partecipanti alla manifestazione, non autorizzata, avrebbe smentito. Nei giorni scorsi alcuni esponenti dell'estrema destra avevano denunciato il «lancio di pietre da parte di alcuni nomadi contro gli studenti di due istituti della zona, il Cartesio e il Domìzia Lucilla, che sorgono nei pressi di un campo». Ieri quindi «il presidio di protesta per rispondere con forza alle provocazioni di alcuni esponenti di etnia rom».
Violenze che non sono mai state denunciate alle forze dell'ordine, smentite dal municipio e dalle dirigenti scolastiche dei due istituti.
Gli stessi operatori sociali che lavorano nel campo hanno però denunciato il progressivo degrado della struttura di via Lombroso. «Da qualche anno molti stranieri e non solo rom vivono per strada li fuori - aggiunge Carla Bartolucci - i container sono distrutti, la sporcizia è ovunque e gli operatori del Comune non vengono a pulire. Questo campo è piccolo, si potrebbe tentare la sperimentazione di un nuovo modo di favorire l'integrazione. Bisognerebbe mettersi intorno a un tavolo, questo episodio genera solo paura».
Flavia Fiorentino
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