Aleida Guevara, figlia di Ernesto detto «el Che», alla messa di Francesco non andrà: «Non sono ipocrita». «Il partito comunista cubano chiede ai militanti di andare a messa e di accogliere il Papa, quasi come fosse un dovere del partito. Non sono d'accordo. Lo accogliamo come un visitatore, ma di sicuro non andrò alla messa». Ma se i cubani iscritti al partito sono precettati, in compenso gli altri corrono il rischio di venire schedati, se andranno ad ascoltare il Papa. Chi va alla piazza, infatti, dovrà lasciare nome, cognome e indirizzo.
Sono molte le cose che si incrociano attorno a questo viaggio, con cui Francesco passa all'incasso dei compensi, dopo la mediazione esercitata tra Cuba e Stati Uniti. O meglio: cerca di passare a una fase superiore, perché in qualche modo qualche utile la Chiesa Cattolica a Cuba lo sta già riscuotendo. E il più appariscente è forse costituito dal cantiere della nuova chiesa alla periferia dell'Avana: il primo luogo di culto cattolico edificato nell'isola da quando nel 1959 Fidel prese il potere, anche se invece tra 2006 e 2008 è stata costruita una grande cattedrale ortodossa, con i soldi di Putin.
Ma negli ultimi anni la Chiesa Cattolica ha anche ottenuto la possibilità di ricevere fondi dall'estero, ha potuto recuperare decine di proprietà confiscate, è stata ammessa in ospedali, strutture di assistenza per anziani e per malati di mente. Un terreno fecondo per la Chiesa è nato proprio da certe nuove necessità portate dalle riforme economiche di Raúl. Da una parte, infatti, sta tenendo corsi di formazione imprenditoriale, per fornire ai cubani interessati dalle nuove attività private un tipo di knowhow che il regime aveva del tutto cancellato. Dall'altro, sta iniziando a ovviare ai buchi di un sistema di welfare che il regime vanta come fiore all'occhiello, ma che in realtà è sempre più inadeguato.
Particolarmente attiva è la Comunità di Sant'Egidio, con progetti in cinque località che interessano almeno 5000 cubani e che non riguardano solo laboratori di artigianato, scuole sportive e doposcuola, ma anche mense per poveri. La Chiesa cubana ha poi siti e fogli che contribuiscono al nascente pluralismo informativo, anche se ormai da questo punto di vista si sono moltiplicate anche le iniziative del dissenso. Ma è notorio che l'Episcopato vorrebbe per lo meno una propria radio, oltre alla libertà di catechismo, alla possibilità di creare scuole private e all'accesso ai media ufficiali.
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