Il Messaggero - ed. Civitavecchia | 2 Gennaio 2018 |
La comunità di Sant'Egidio offre il pranzo ai detenuti |
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Solidarietà
Sedersi ad un tavolo per condividere un pasto. Uscire per un momento da disperazione e dolore, guardando il futuro senza troppa paura. Insieme con l'amministrazione penitenziaria, le Comunità di Sant'Egidio di Civitavecchia e di Roma hanno organizzato per oggi e per il 5 gennaio due pranzi con i detenuti dei due istituti carcerari cittadini.
Alla Casa circondariale di via Aurelia Nord, circa 100 dei 400 totali reclusi in attesa di giudizio, per lo più extracomunitari dimenticati da famigliari e parenti, mangeranno serviti da 40 volontari. Per loro quattro ristoranti locali hanno preparato lasagne al ragù e polpette accanto a broccoletti e lenticchie (cucinate dai volontari di Sant'Egidio), dolci, frutta e bevande. Preparato con la stessa cura, è leggermente diverso il menù (lasagne al forno, polpettone di carne di manzo, funghi, patate, piselli, dolci, frutta e bevande) che venerdì sarà servito dai volontari al 95% delle persone che a via Tarquinia scontano la loro pena definitiva.
Seduti tra i carcerati, nelle rispettive mense, ci saranno i cappellani don Sandro e don Francesco, la direttrice "comune", Patrizia Bravetti, i comandanti della polizia penitenziaria e i responsabili dell'area educativa. Sono stati invitati il sindaco Cozzolino, la vice Lucernoni e il vescovo Marrucci. A pranzo concluso ogni invitato avrà un pacco regalo contenente prodotti per l'igiene della persona, tutti raccolti in ogni scuola media locale, grazie alla generosità di alunni e genitori sensibilizzati dai docenti.
«Questi due pranzi si sommano ai 55 che in altrettante carceri italiane come Comunità stiamo organizzando - ha spiegato Massimo Magnano - e si inseriscono in un discorso di continuità che portiamo avanti tutto l'anno, fatto anche della Festa del Ramadan che promuoviamo per i tanti musulmani, passando per il dialogo che alimentiamo mensilmente con i malati psichici curati nell'infermeria del carcere per combattere anche la radicalizzazione del terrorismo».
Stefania Mangia
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